La maggior parte dei bambini e dei ragazzi ha probabilmente considerato la chiusura straordinaria di tutte le scuole d' Italia come una lunga e inaspettata vacanza. Questo stop forzato della scuola, ha dato molte più preoccupazioni agli adulti. Molti di noi genitori ci siamo dovuti adattare al lavoro da casa smartworking”, ma mentre si è connessi e online, si è al tempo stesso costantemente distatti dai figli per un aiuto nei compiti, per colmare un momento di noia, per una qualsiasi necessità.
Le nostre famiglie si sono trovate ad affrontare un’emergenza cui non eravamo pronti: la convivenza forzata con i figli. Una immersione totale che ci vede coinvolti costantemente su due fronti in contemporanea: quello professionale e quello genitoriale. Nel gergo moderno questa modalità è definita “multitasking” e negli ultimi anni l'abbiamo classificata come una delle principali e necessarie competenze dell'uomo contemporaneo.
Alberto Pellai, medico e psicoterapeuta dell'età evolutiva, sostiene che:
“quando in quel “multitasking” ci devi mettere la pazienza, la capacità di sintonizzarti con i bisogni dei tuoi figli, la ricerca di nuovi stimoli per aiutarli a vincere la noia che li sta attanagliando, la sfida diventa dura e la parola “multitasking” suona non più “moderna e attraente”, ma faticosa e inquietante. Senza palestre, senza lezioni scolastiche, senza oratori aperti insomma senza esperienze aggregative e relazionali di qualsivoglia natura i nostri figli si aggrappano a noi e ci chiedono di essere lì, per loro e con loro. Ma noi dobbiamo essere un po' per loro e un po' per tutto il resto. E allora, si rischia di trovarsi inquieti e affaticati. Si vorrebbe fare tanto e alla fine ci si trova incapaci di fare qualsiasi cosa.”
Succede allora che andiamo alla ricerca del capro espiatorio e ce la prendiamo con tutto e tutti a partire dalla politica, con le decisioni che vengono prese, con la scuola, con gli insegnanti, con i figli. Cerchiamo un modo per scaricare questa rabbia e frustrazione.
Spesso ci dimentichiamo che i nostri figli assorbono tutte le nostre emozioni le quali arrivano loro in modo molto più chiaro e diretto di qualsiasi discorso ben strutturato. Loro sono in grado di vederci e sentirci dietro la nostra maschera e reagiscono a questa voragine di emozioni con i comportamenti più diversi rendendo ancora più complicate le cose.
Dal punto di vista antropologico abbiamo vissuto una fase del tutto nuova, che mai avremmo potuto neppure immaginare ed ognuno ha elaborato questa esperienza in modo del tutto personale. Concordo pienamente con le parole di Pellai il quale sostiene che:
“Non c’è nulla di peggio che approfittare di una crisi per dire a chi governa: “Non sei capace, io farei molto meglio. Alleiamoci: non possiamo fare altro.”
Questo non significa schierarsi politicamente, ma semplicemente mettere fine a questa conflittualità che emerge da ogni dove a partire dalla tv, per continuare in maniera esasperante sui social. Questo stato di cose non giova a nessuno prima di tutto ai nostri figli che vivono per nostro tramite questa “realtà” emozionale che fa da ostacolo alla serenità cui hanno diritto.
Parliamoci.
Parliamo innanzitutto con noi stessi, ovvero iniziamo a guardarci dentro, osserviamo i nostri pensieri, le nostre emozioni. Con chi ce l'abbiamo in realtà?
Il corona virus ci ha insegnato che le nostre vite possono cambiare da un momento all'altro in modo improvviso ma vivere comporta anche correre rischi, che sono inevitabili.
In tutte le situazioni complesse, gli esseri viventi reagiscono con fatica. Si genera uno squilibrio tra anarchia e controllo, tra caos e ordine, tra ciò che voglio e ciò che posso. Generare un equilibrio dentro questo squilibrio è la sfida. Come esseri umani abbiamo però la capacità di produrre pensiero e significato intorno al nostro esistere e di trasformare le difficoltà in opportunità.
Il ruolo degli insegnanti
Daniela Lucangeli professoressa di psicologia dello sviluppo, evidenzia che fino a tre mesi fa molti di noi si sentivano separati dai nostri figli a causa dei dispositivi elettronici che attraggono i giovani al punto tale da renderli dipendenti, soprattutto dai social. Oggi attraverso la didattica a distanza la tecnologia è diventata finalmente ciò che deve essere, ovvero non il fine, ma il mezzo che ci ha permesso di restare “vicini” nonostante tutto. Attraverso la didattica a distanza è stata la scuola ad arrivare a casa dai ragazzi, sostiene la Lucangeli, con tutte le difficoltà e le problematiche di cui siamo stati testimoni.
Ma se, come insegnanti, continua la professoressa, ci siamo limitati a travasare tutti i limiti della scuola nella didattica a distanza, vedi l'ossessione per la prestazione, l'ingozzamento informazionale continuativo, il giudizio ed il controllo, ecco che come conseguenza avremo ottenuto la perdita del senso di comunità da parte dei ragazzi, tanta rabbia e frustrazione per gli insegnanti.
In realtà lo schermo con tutti i suoi indiscutibili limiti in questo momento non è il nemico bensì il mezzo che ci ha permesso di sentirci vicini nonostante tutto. L'educazione e la scuola si poggiano su elementi che non possono essere modificati:
• il contatto
• la relazione
• lo sguardo
• la prossimità
Oggi dobbiamo e possiamo garantirli attraverso gli schermi. E' una sfida che puo' essere vinta.
Dobbiamo fare ciò che è possibile nella realtà che stiamo vivendo anche se non ci piace. Questo significa essere adulti.
Lo sappiamo tutti che la scuola in presenza è insostituibile ma per ora non si puo', inutile stare a rimuginare pensiamo a tirare fuori il meglio da quella a distanza.
Gianluca Daffi, docente di interventi psicoeducativi, sostiene che “ non c'è niente di peggio che fare con efficienza quello che non andrebbe fatto”, riferendosi a quegli insegnanti che pretendono di riprodurre a distanza ciò che farebbero in presenza (modello libresco).
Egli sostiene che in questo caso è più valido che mai il motto “la lezione migliore è quella più corta” . L'insegnante deve mettere da parte, afferma Daffi, il suo egocentrismo che lo vede unico protagonista indiscusso; non è neppure necessario realizzare presentazioni e video lezioni con effetti speciali, ma ora più che mai è indispensabile cercare il coinvolgimento degli alunni che da semplici spettatori devono diventare co-protagonisti.
E' indispensabile, aggiunge la Prof. ssa Lucangeli che gli insegnanti abbandonino l'ansia da programma e obiettivi curricolari ed anche il desiderio di riproporre la scuola di prima con i nuovi mezzi, è necessario rifuggire dalla fissità, dall'omologazione all'unico scopo di ottenere un risultato.
L'obiettivo della scuola è quello di trasmettere sì un sapere, ma anche un saper fare ed un sapere essere; questi aspetti devono essere perfettamente integrati e possono essere coltivati solo adattandoli alle nuove modalità della didattica.
Questo richiede necessariamente una nuova forma mentis da parte di noi adulti, insegnanti e genitori, un salto di maturità.
Il ruolo dei genitori
La scuola a distanza ha coinvolto moltissimo noi genitori, il nostro ruolo è diventato consistente, impegnativo e molti si sono trovati impreparati. E' difficile fare capire ai figli che la scuola si è fermata ma lo studio no, sembra un'impresa ai limiti dell'impossibile riuscire a mantenerli motivati. La soluzione, non è quella di arrabbiarsi con il mondo (il virus, i politici, la scuola, gli insegnanti…) ma chiedersi come genitore quale è il nostro ruolo, quale la posizione in cui dobbiamo metterci e che strategie possiamo adottare. Mai come ora l'educazione è stata condivisa; non è più il tempo per scaricare la responsabilità sull'insegnante, ma è l'ora di fare insieme; solo entrando finalmente in relazione agevoliamo la crescita dei nostri figli.
Un consiglio per chi ha bimbi piccoli
Barbara Tamborini, psicopedagogista, sostiene che una delle strategie più efficaci che possiamo utilizzare con i bambini più piccoli è quello di “segmentare” , “scomporre” i compiti più impegnativi stabilendo piccoli obiettivi più facilmente raggiungibili.
Resta fondamentale però mantenere comunque la visione generale dell'intero percorso da compiere (aiutandosi magari con dei disegni per renderne più efficace la visualizzazione).
Se si creano momenti di stress, l'obiettivo va adattato o concessa una pausa, ma è molto importante mantenere comunque la tabella di marcia stabilita; raggiungere l'obiettivo genera energia, alimenta la relazione ed è la miccia che poi attiverà le azioni successive.
Un consiglio per chi ha ragazzi più grandi
Per i più grandi il ruolo dei genitori è diverso, osserva la Tamborini. Dobbiamo osservarli da vicino facendo loro da specchio, rinforzandoli sui punti di forza e offrendo loro sostegno nel momento in cui emergono le debolezze, in modo da creare un'alleanza.
La debolezza di mio figlio maggiore è l'organizzazione, si perde e non riesce a tenere le redini. In prima liceo questo puo' rappresentare un limite importante. Ero certa di poterlo lasciare alla piena autonomia ma non è stato così. In questo frangente la sua debolezza si è acutizzata e, dopo essermi consultata con gli insegnanti, sono intervenuta mostrandogli un metodo “organizzativo” , offrendogli uno strumento di pianificazione e verificando costantemente che venisse utilizzato al meglio.
Sono sempre stata convinta sostenitrice dell'autonomia dei miei figli ma, attraverso il dialogo con gli insegnanti, ho capito che questo particolare momento richiede da parte di noi genitori una revisione anche delle pratiche educative.
Sono davvero tante le sfide che i nostri figli si sono trovati ad affrontare. Un faccia a faccia con la dimensione della responsabilità e del sacrificio che, come genitori, non avremmo mai immaginato di dover imporre, convinti come eravamo di crescerli felici, senza fatica e senza frustrazioni. In maniera potente i nostri figli si sono ritrovati, sopratutto gli adolescenti, “imprigionati” proprio in una fase della vita che per definizione è nel fuori, vive di esplorazione e di relazione.
Abbiamo chiesto ai ragazzi una quantità di sacrifici impensabili e, tutto sommato, si sono dimostrati all’altezza. Io personalmente sono grata alla scuola che ha dato, in particolare a mio figlio maggiore, struttura e obiettivi in questo tempo così particolare ed estremamente difficile.
Ma quando il genitore deve fermarsi?
Dobbiamo però mettere un limite ai nostri interventi, non possiamo sostituirci a loro anche nel caso in cui i risultati degli sforzi che hanno messo in campo non producono risultati i attesi. Le delusioni fanno parte della vita ed i nostri figli sono del tutto in grado di sopportarle; il nostro ruolo è quello di incoraggiarli nello stare dentro la frustrazione e la delusione poiché sono dimensioni della vita che devono necessariamente iniziare ad affrontare. Continuare a mettercela tutta, a fare del proprio meglio puo' trasformare la frustrazione in una ripartenza, in un motore attivo.
Di fronte all'indolenza, suggerisce Barbara Tamborini, il genitore deve necessariamente spingere per fare uscire il figlio dalla comfort zone, deve spronarlo, scuoterlo anche se non è facile. Il genitore è il condottiero che dona un ritmo alla giornata ed agli impegni, ai momenti di lavoro (studio e collaborazione in famiglia) ed al riposo/svago con un'autorevolezza che non ammette rifiuti, pur nella consapevolezza che non sarà ripagato da manifestazioni di entusiasmo.
Senza dimenticare mai che i nostri figli sanno stupirci e che dobbiamo imparare anche a lasciarci trasportare attraverso i loro percorsi anche se sono tanto lontani dai nostri, per cercare insieme un punto di incontro.
Tutto questo è difficile, certo, ma quello del genitore è il mestiere più complesso al mondo ed al contempo il più gratificante; nessuno purtroppo ha la bacchetta magica, occorre consapevolezza, disponibilità a mettersi in discussione, umiltà nel ricercare l'aiuto necessario, disponibilità a fare rete e sopratutto il coraggio di continuare a lavorare su noi stessi. Poichè se in determinate circostanze poco possiamo fare per modificare la realtà che ci circonda, molto invece si puo' ottenere agendo sulla nostra interiorità; cambiare noi stessi per migliorare il mondo esterno.
Poichè l'educazione è innanzitutto autoeducazione.
Una lezione per tutti
L'annuncio che in qualche modo tutti i ragazzi sarebbero stati “promossi” non ha di certo favorito la motivazione, questo è onesto dirlo, sostiene Alberto Pellai.
Questo anno scolastico rappresenta per tutti, docenti e genitori un'arrampicata in alta quota. Tuttavia è necessario considerare che ci sono due strade per arrivare in cima.
Si può scegliere il sentiero che impone la fatica, l'automotivazione, il sostegno reciproco, oppure si puo' viaggiare comodi e raggiungere la vetta senza avere sprecato una goccia di sudore.
Nel primo caso ci siamo concentrati sul percorso. Nel secondo caso solo sul traguardo, sul risultato: arrivare al prossimo anno scolastico rinunciando così a tutto ciò che avremmo potuto imparare.
Chi ha puntato tutto sul percorso ha capito che è proprio lì che si trova il senso di tutto, perché è il cammino che ti permette di scoprire chi sei, che ti arricchisce e che ti fornisce gli strumenti per andare avanti nella vita con passione e fiducia in te stesso e negli altri.
"Non sono quello che mi è successo, sono quello che ho scelto di essere"
(Carl Gustav Jung)
"Sono pochi quelli che decidono saggiamente su se stessi e sulle proprie cose. Tutti gli altri, a somiglianza degli oggetti che galleggiano nei fiumi, non vanno da sé, ma sono trasportati."
(Lucio Anneo Seneca)
grazie mille da parte di un insegnante!
RispondiEliminaGrazieee a te è davvero gratificante sapere che l'articolo è stato utile!
EliminaCarissima Ste ancora una volta arrivi puntuale. Sempre,precisa, preparata e così cordiale nell' esposizione. Ti distingui dalla massa urlante e superficiale che si trova sui social.Sei seria competente e scrivi in modo chiaro. Grazie grazie di cuore come mamma per questo articolo. Sara.
RispondiEliminaUaaauuu Sara, mi lasci senza parole. Tengo tantissimo ai temi educativi sia per formazione ma anche e soprattutto per passione. Leggere il tuo commento mi ha riempito il cuore di gioia e sono felice che il frutto del mio studio e della mia ricerca di questi mesi tu lo abbia così tanto apprezzato. Grazie per essere passata a dirmelo.
EliminaCiao Stefania, mi è piaciuto tantissimo questo post. Essendo un genitore mi sentivo più che mai fuori luogo nelle chat di messaggi polemici con la scuola, gli insegnanti e il "Fato". Pensavo a tutti quegli insegnanti (anche avanti con gli anni) che si son trovati a gestire una realtà così difficile ,praticamente senza nessun preavviso; qualcuno mi ha proprio stupito per le soluzioni semplici ma efficaci che ha proposto; mentre qualcun' altro ha proprio evidenziato quella pochezza che aveva già dimostrato nell' aula. Però devo dire che la maggioranza ha fatto davvero un buon lavoro pur con i mezzi limitati a disposizione. Un pessimo lavoro lo fanno invece, come dici tu, quelli che hanno fatto della polemica il loro punto fermo e che sta diventando davvero impossibile sopportare .
RispondiEliminaDa parte mia ho sostituito quasi subito la parola Pandemia con Guerra (anche se forse non si saprà mai da chi è stata scatenata) e questo mi ha permesso di vederla non come un incidente di percorso bensì come una situazione lunga e difficile da gestire, che segnerà sicuramente chi si è trovato coinvolto.Prima accetteremo che qualcosa è cambiato e cambierà, prima saremo in grado di capire quali decisioni sarà giusto prendere. Grazie anche da parte mia...almeno oggi non mi sento un marziano;)
Grazie Carla per il tuo commento. Capisco bene la sensazione che descrivi...l'ho provata anche io ed anche io mi sono sentita un marziano...e diciamo che proprio da questa sensazione è nato questo articolo. I vostri commenti mi riempiono quindi di immensa gioia. Grazie ancora.
EliminaCara Stefania, ci sono molti punti che non condivido, tra cui quello di rispondere tramite un post alla frustrazione di molti genitori bacchettandoli, dall'altra parte ti fa onore per lo scopo di migliorare la situazione.
RispondiEliminaPer la didattica a distanza NON PUOI scrivere "L'educazione e la scuola si poggiano su elementi che non possono essere modificati:
• il contatto
• la relazione
• lo sguardo
• la prossimità
Oggi dobbiamo e possiamo garantirli attraverso gli schermi. E' una sfida che puo' essere vinta.
Dobbiamo fare ciò che è possibile nella realtà che stiamo vivendo anche se non ci piace. Questo significa essere adulti." Ma non sono gli adulti a viverla, questo è il punto! 2ore attaccati ad un PC ogni giorno, se va bene, connessione che va e viene, ragazzini che vorrebbero avere un banco e non la scrivania di casa da mattina a sera... I ragazzi sono stufi dello schermo, punto! Vogliono contatto sociale, lo chiedono e penso sia giusto per loro, se continuiamo a girarci intorno faremo "il gioco" di questa assurda situazione. Io guardo il paese in cui ho vissuto, la Svizzera italiana che ha tutti i difetti che vuoi, ma ha avuto più contagiati di noi e le scuole sono riaperte da due settimane. Hanno chiuso dopo di noi e sono già riaperte! Perché qui c'è tutta questa fobia?! Eppure lì sono arrivati a 0contagiati la settimana scorsa eh?! Se ci adattiamo ad una situazione in cui ci hanno messo altri, non ne verremo fuori...e questo è un mio consiglio che ti auguro di carpire perché ci sono passata recentemente. Io esprimo i miei sentimenti ai miei figli spiegando loro cosa non va, di certo non li butto in mezzo al caos ma nemmeno li faccio diventare ipocondriaci per questa assurda situazione.
Ciò non toglie che la didattica da PC ha i suoi risvolti positivi fatta di giochi, video , applicazioni e per esempio mio figlio ha migliorato scrittura, gestione del tempo da usa per i compiti, gestione della frustrazione e dell'impotenza. Di mio lo so bene che i miei figli sentono le mie emozioni più di quanto io possa esserne cosciente, per questo cerco di dare sempre e comunque una quotidianità alla giornata, l'uscita, il gioco e soprattutto non parlare di frequente del virus e di tutte le conseguenze che ha portato nelle nostre vite.
Sono anche io una mamma frustrata come voi...ma io non sarei stata favorevole ad una riapertura delle scuole ora considerato che manca così poco al fine anno. D d'altronde non credo si cerchi di arrivare al contagio zero ...ma si mirava ad alleggerire gli ospedali che in Italia erano allo stremo. Solo da poco la situazione si è alleggerita ed è un buon traguardo. Ora con le belle giornate i bambini possono giocare fuori con gli amici e ritrovare almeno la socialità. Anche sul fronte genitori le posizioni dei punti di vista sono diversi conciliare tutto è difficile...so da un amica che anche in Svizzera ci sono state polemiche riguardo alle riapertura così rapide e genitori che temevano per ritorno del virus. Sono fobici? Non so' facile giudicare...lo stato deve tutelare tutti. Come Maghella spero anche io in un ritorno a settembre più sicuro e magari ad una definitiva scomparsa del virus.
EliminaGrazie MIchela per il tuo commento e per avere esposto il tuo punto di vista. Le situazioni sono molto complesse e fare venire fuori tutte le sfacettature, i risvolti ed i possibili punti di vista è quanto mi è più caro. Quindi ringrazio te e tutte le lettrici che portano i loro contributi.
EliminaCiao Roby, grazie per il tuo commento. Mi spiace che tu abbia interpretato il mio post come "un bacchettamento". Sono anche io un genitore e sono anche io frustrata come tutti. Mio intento è quello di mettere in evidenza le luci e le ombre della didattica a distanza, del ruolo dei docenti e di quello dei genitori..non certo un bacchettamento e per farlo ho dato voce a diversi professionisti proprio perchè ci aiutassero ad allargare la visuale. E' fuori discussione che la didattica a distanza non è il meglio per i nostri figli l'ho ben evidenziato nel post. Ma in tempo di emergenza non c'era altro. In nessuno stato Europeo ad oggi sono state riaperte tutte le scuole di ordine e grado...anche in Svizzera so che si procede con modalità diverse nei vari cantoni, come pure in Germania, in Francia anche (lì sono state anche chiuse delle scuole per una ripresa di alcuni focolai). La Spagna come noi ha rimandato tutto a settembre anche perchè il nostro sistema scolastico prevede una lunga sosta estiva( ad esempio non è la stessa delle scuole francesi). Mi chiedo ha senso riaprire la scuole per 20 giorni in fretta furia? Oppure protrarre le lezioni fino a fine giugno per recuperare un po' di tempo perso? Ma poi i nostri figli nelle piccole classi tutti ammassati con 30 gradi come ci stanno? Per quanto riguarda la fobia..che dire un conto è l'eccesso di zelo un conto è il senso di responsabilità che oggi ci richiede di mantere alcune presidi e accorgimenti (come le mascherine, la distanza di sicurezza etc). Guardare la realtà significa anche accettare che siamo in Italia, con tutti gli aspetti positivi e negativi. Le aule sono piccole, i bambini ammassati, i docenti hanno un'età avanzata (quindi più a rischio). Anche questo va considerato. Sinceramente spero che si diano a fare per garantire l'apetura dei centri estivi (che possono essere gestiti anche all'aperto e non hanno le dinamiche tipiche della scuola) se non altro per i figli di chi è costretto ad andare a lavorare non ha a chi affidare i bambini. E visto che la riapertura sarà a settembre, augurandomi che le cose continuino a procedere verso un costante miglioramento, spero che riescano a garantire un rientro il più sicuro possibile affinchè tutti possano essere tutelati anche i più fragili (parlo sia di bambini, fonti mediche testimoniano un notevole aumento delle diagnosi della malattia di kawasaki che sembra essere correlato al covid 19, ma anche del personale docente e non docente).
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