Quanti di noi tendono a consolarsi per una giornata no, una cattiva notizia, i mille problemi connessi alla nostra quotidianità comprando nuovi oggetti, vestiti, libri, riviste, cosmetici, utensili, elettrodomestici, oggetti di arredamento?
Le nostre abitazioni o quelle dei nostri amici, conoscenti, parenti trasmettono la sensazione di essere libere e ordinate oppure sono troppo piene e caotiche?
Esistono case così ricolme di cose da rendere difficoltoso il passaggio da una stanza all'altra; si tratta di oggetti che per lo più non vengono utilizzati ma che i proprietari si rifiutano di eliminare. Si parla in questi casi di "disposofobia" o disturbo da accumulo ed è una vera e propria patologia.
Il fatto è che il comportamento di accumulo è comune a malati e sani, con la differenza che i primi lo portano fino a conseguenze estreme, tanto da compromettere il normale svolgimento della propria vita.
L'impulso all'acquisto compulsivo di oggetti per compensare le nostre carenze e sofferenze emotive non solo svuota i nostri conti correnti, ma ci obbliga alla "gestione" di questi oggetti che siamo costretti a pulire e spostare con conseguente spreco di energie e tempo. Per non parlare delle volte in cui ci troviamo nella situazione di non riuscire a svolgere al meglio un'attività in casa nostra perchè lo spazio che ci servirebbe è occupato da pile di oggetti che utilizziamo poco o per nulla.
Gli studi ci dicono che almeno il 50% della popolazione nei Paesi industrializzati ha un problema di accumulo (sebbene la sua forma estrema sia rara). Forse sarebbe opportuno definirla una malattia del benessere, sostengono F.Berrino e D.Lumera nel loro libro "La via della leggerezza", esattamente come le malattie cardiache e l'obesità.
I casi di obesità così estrema da confinare le persone a letto sono eccezioni ma gran parte della popolazione occidentale è in sovrappeso.
Le cause che spingono ad acquistare oggetti ben oltre i bisogni funzionali sono, in linea generale, le medesime per le quali si mangia ben oltre le necessità biologiche. La società del consumo, facendo leva sulla paura e sulla mancanza o su altre insicurezze, induce le persone a comprare oggetti o cibo per agganciare a fattori esterni il proprio valore personale o per tamponare disagi emozionali.
Si instaura così un rapporto disordinato con il cibo e gli oggetti (oltre che un danno ambientale e sociale). Accumulare peso e oggetti è facile, ma una volta presi è difficile rimuoverli.