Ecco perchè ho scelto di raccontare la storia di Veronica.
Quando decise di trasferirsi, pensò di approfittare dell'occasione per sbarazzarsi di tutti i vestiti che non si adattavano più al suo corpo in quel momento.
Certo, il suo peso oscillava e, soprattutto negli ultimi due anni, le variazioni erano state continue. Da una parte sentiva il desiderio di "rientrare" nei suoi vestiti attillati, dall'altra voleva fare pace con il suo corpo e accettare le sue nuove forme.
La sua insoddisfazione derivava dal fatto che, nonostante tutti i vestiti che soffocavano il suo armadio, di fatto non aveva nulla da indossare perchè non possedeva un guardaroba davvero completo per nessuna delle taglie tra cui oscillava. Aveva solo pezzi che definiva “passabili”, ma nulla che la facesse sentire a posto e soddisfatta del suo aspetto.
Decise quindi di seguire le regole prescritte dai "manuali di organizzazione": tirò fuori i vestiti dall'armadio ed iniziò ad esaminarli.
Era trascorsa solo qualche ora quando si ritrovò preda di frustrazione, rabbia e senso di sopraffazione.
La sua mente era affollata da pensieri e quesiti che le impedivano di procedere:
"se mi liberassi di questi vestiti, cosa indosserei se il mio peso dovesse tornare a variare? Questi vestiti non sono fantastici ma sono meglio di nulla, inoltre sostituire gli indumenti è costoso e, dopotutto, la qualità dell’abbigliamento è diminuita negli ultimi anni. Questi capi sono datati ma di qualità."
E' così che, quello che pensava sarebbe stato un veloce progetto da portare a termine in una manciata di ore si era trasformato in un' esperienza di blocco totale.
Veronica si è ritrovata seduta sul letto della sua stanza, circandata da vestiti demoralizzata, stressata, frustrata.
Come è finita?
Ha accantonato il progetto.
Si è dedicata ad altro; non ha preso altre decisioni nè si è forzata ad andare avanti. Si è limitata a gestire il lavoro che aveva svolto sino a quel momento donando i pochi vestiti che aveva scelto di eliminare e sistemando tutti gli altri negli scatoloni.
E' tornata quindi a dedicarsi alle altre attività relative al trasloco.
Conclusioni
A volte ci sono progetti che desideriamo così tanto realizzare e, prese dall'entusiasmo, troviamo anche la giusta motivazione per avviarli.
Nonostante le nostre buone intenzioni, nel corso del lavoro, puo' comunque accadere di sentirci sopraffatte e frustrate; ci rendiamo conto di non possedere sufficienti energie fisiche o psicologiche per gestire quel progetto.
E' importante dare ascolto a questo malessere. E' il momento di essere gentili con noi stessi, non quello di punirci.
Concediamoci il permesso di abbandonare un progetto se richiede più tempo, energia, denaro o spazio di quanto siamo in grado di dargli ora.
Non si tratta di un fallimento, al contrario, della prova del rispetto verso noi stessi che si esprime nella capacità di rispettare i nostri bisogni, limiti ed imperfezioni.
Dedichiamoci invece ad un progetto più piccolo, qualcosa che ci sentiamo in grado di portare a termine e che stimola il nostro interesse.
Torneremo nuovamente al nostro progetto originale in un altro momento.
A volte semplicemente non è il momento giusto. E va bene.
C'è qualcosa su cui sentite di dover smettere di lavorare per un po'? Un obiettivo che forse al momento andrebbe messo in pausa?
Fatemi sapere con un commento se siete pronti a farlo in attesa di un momento migliore.
Leggi anche: Ecco perché stabilire degli obiettivi non sempre è un metodo efficace per ottenere ciò che desideriamo
Nessun commento:
Posta un commento
DIMMI COME LA PENSI.
Per commentare utilizza un account Google/Gmail, altrimenti la modalità "anonimo".