Con lo svezzamento, gradualmente
il bambino non ha più necessità della
poppata notturna, ed i genitori
confidano di poter finalmente godersi un’intera
notte di sonno senza interruzioni.
Spesso ciò non accade
ed il piccolino continua con i suoi risvegli a disturbare il riposo dei
genitori.
Innanzitutto la mamma
dovrà cercare di rispondere ad alcune domande in relazione alla sua esperienza
concreta:
-come è lo stato di
salute del bambino di giorno?
-quale è il suo stato
di salute come genitore? Si sente stanca, scontenta, poco stimata,
sovraccarica, ha problemi con il marito, soffre di ansia?
-come è l’ambiente in
cui vive il bambino? È eccessivamente caotico, troppo caldo/freddo, sono presenti radio e televisione?
-il bambino ha avuto la
necessità concreta per qualche tempo (per es. ha dormito nel letto della mamma durante una malattia) che
ora è diventata un’abitudine tirannica?
Una volta che i
genitori hanno esaminato le diverse
possibilità e scoperto perché il bambino
non dorme, la domanda successiva è che cosa fare.( ovviamente dopo avere
verificato che la mamma ed il bambino godono di buona salute e che l’ambiente
in cui vive il piccolo è accogliente, tranquillo e sereno.)
La regola più
importante, spesso sottovalutata dai genitori, è:
il
sonno della madre è sacro e deve essere protetto, da lei stessa e dal marito altrimenti non potrebbe
sopportare, con pazienza e dedizione il
pesante lavoro che il suo ruolo richiede.
Non ci si deve
preoccupare molto per il bambino che ha
la possibilità di recuperare il sonno perso durante il giorno.
E’ molto importante sapere che i bambini possono tranquillamente
svegliarsi più volte di notte. Questo è assolutamente normale.
Il consiglio è quello
di andare incontro con buon senso e comprensione al bambino ma, con fermezza,
porgli anche dei limiti.
Questo può significare
per es. lasciare la porta della camera
aperta o la luce accesa nel corridoio.
Il bambino va coricato
nel suo lettino e salutato con parole
dolci ma ferme:
‘adesso
dormi e lascia dormire anche la mamma
che ha bisogno di riposare’.
Il bambino non capisce il significato
letterale di queste parole, specie se e’ molto piccolo, ma ne intuisce il senso
e soprattutto il grado di convinzione e sicurezza della madre, nel momento in
cui pronuncia quella frase.
E’ perciò importante che la mamma sia veramente convinta di quello che
dice e soprattutto interiormente sicura di stare facendo la cosa più giusta per
il bambino e per se stessa.
Se l’esortazione non ha effetto si deve mettere
in conto di sopportare il pianto.
Questo modo di fare
è sentito da molte mamme come una sorta di fallimento , perché al bambino si
vorrebbero dare solo le cose migliori, il massimo affetto. La realtà mostra
però che se questi bambini non incontrano
mai un ostacolo e una ferma volontà diventano inquieti, insicuri e timorosi.
La mamma dovrebbe poter
reggere per cinque-dieci
minuti la pena interiore che il
pianto suscita, poi dolcemente avvicinarsi al lettino e chiedere per es:
‘adesso stai meglio?’
Se continua a piangere ripeterà:
‘ritornerò tra poco quando starai meglio’.
Indipendentemente dal fatto che il bambino
cessi o meno di piangere la mamma tornerà dopo altri 5 minuti.
E’ un errore calmare il
bambino prendendolo in braccio, dandogli baci, qualcosa di dolce etc…meglio
allora canticchiare una ninna nanna ..il tutto per 5 minuti…poi si ricomincia
di nuovo…
L’ atteggiamento dell’adulto
deve rimanere conciliante, senza però rientrare dai limiti prefissati.
I risultati di queste
azioni sono visibili in pochi giorni e vale per questo la pena di continuare, per
la salute del bambino e della mamma.
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