lunedì, dicembre 10

COMUNICARE CON I FIGLI


Ho appena finito di leggere “Genitori efficaci” di T.Gordon.
Questo libro mi ha dato buoni spunti in tema di comunicazione con i figli, ed ho deciso di condividerli sul blog.

Gordon sostiene che il più essenziale tra gli ingredienti per stabilire un’efficace relazione di aiuto è il linguaggio dell’accettazione.
L’accettazione dei propri figli così come sono, è determinante per costruire una relazione in cui l’altro possa crescere, maturare, operare cambiamenti costruttivi, imparare a risolvere problemi, realizzare il proprio potenziale, avere stima di sé.
La maggior parte delle persone è stata indotta a credere che se si accetta un figlio così com’è questi non cambierà mai; pertanto il terreno che tanti genitori forniscono ai propri figli è intriso di valutazioni, giudizi, critiche, prediche, ordini, massime morali che trasmettono non accettazione.

Comunicare accettazione ma come?

 In modo non verbale:  semplicemente non intervenendo nelle sue attività.
Il silenzio, l’ascolto passivo è un messaggio non verbale molto potente ed efficace.

In modo verbale:  quando i genitori dicono qualcosa ad un figlio spesso dicono qualcosa su di lui.
“Questo è il motivo per cui qualsiasi comunicazione con un figlio ha un impatto tanto grande su di lui e sulla sua relazione con voi” sostiene l’autore.

PARLARE QUINDI E’ ESSENZIALE, MA IL PUNTO CRUCIALE E’: COME FARLO?

a) rivolgersi al figlio con semplici frasi invito: esse incoraggiano il figlio ad esprimere le proprie idee, giudizi, sentimenti.

Ecco degli esempi:  Raccontami, vorrei sapere cosa pensi, parliamone, parla ti ascolto, mi sembra che tu voglia dire qualcosa, mi sembra che sia molto importante per te….

b) l’ascolto attivo: dopo avere invitato i figli a parlare è importante sapere come  mantenere aperta la porta alla comunicazione.
Con l’ascolto attivo il genitore tenta di capire i sentimenti del figlio, il significato del suo messaggio. Quando si ascolta l’altro con empatia, si arriva a comprenderlo sino in fondo, perché si diventa l’altro per lo spazio di tempo in cui ci si mette nei suoi panni.
Essere empatici significa vedere l’altro come una persona separata da noi, ma sentirsi disponibili ad unirsi a lui, ad essere con lui.
Ciò produce sentimenti di intimità, affetto, amore.
Con l’ascolto attivo, dunque, il ricevente (genitore) tenta di capire i sentimenti del figlio, ed il significato di ciò che vuole dirgli, per cui non invia un messaggio proprio, ma si limita a comunicare la decodifica di quello che ha ricevuto, per verificarne la corretta comprensione.

Qualche esempio per chiarire:

1)Figlio: : Giacomo mi ha preso il giocattolo.
    Genitore:  Ti fa stare male vero? Non ti piace che faccia questo cose.
    Figlio: Proprio cosi.

2) Figlia: Magari mi prendessi un raffreddore ogni tanto, come Francesca!
    Genitore: Ti senti un po’ incastrata, in un certo senso.
    Figlia: Si. Lei ogni tanto riesce a non andare a scuola per un po’.
    Genitore: ti piacerebbe proprio non andare a scuola per un po’.
    Figlia: Si. Non mi piace andare a scuola tutti i santi giorni, un giorno dopo
    l’altro. Non ne posso più. Qualche volta la odio.
    Genitore: La odi addirittura.
    Figlia: E’ proprio così. Odio i compiti a casa, odio i compagni di classe, odio
    gli insegnanti.
    Genitore: Odi proprio tutto della scuola.
    Figlia: Non è che odio proprio tutti gli insegnanti, ma solo due. Una poi non
    la sopporto. E me la devo tenere tutto l’anno, quella Rossi.
    Genitore: Dovrai sopportarla per un bel po’.
    Figlia: Si. Non so se ce la farò. Ma sai che fa?.....etc……
    ………………………………………………………………… 
Notate come  il feed –back del genitore inizi sempre con frasi in seconda persona, in questo modo ha mostrato comprensione ed empatia per i sentimenti del figlio, senza sottrargli la responsabilità del problema, e nello stesso tempo favorendo la la condivisione dello stesso.
Spesso questo è sufficiente al figlio per stare meglio e vedere la situazione con occhi diversi, favorendo in lui  il processo di risoluzione autonoma del problema.

L’ascolto attivo aiuta il figlio a prendere coscienza dei propri sentimenti, a non avere paura delle emozioni negative, e rende il figlio più ricettivo alle idee e alle opinioni dei genitori.
I figli saranno più disposti ad ascoltare i messaggi dei genitori se questi ultimi daranno il buon esempio.

Questi chiaramente sono solo spunti che chi vorrà potrà approfondire direttamente sul testo. (si trova facilmente anche in biblioteca).


  

5 commenti:

  1. A parole sembra tutto bello e giusto..ma io ogni tanto sclero e tutta sta calma e questi modi accomodanti non li ho..purtroppo!!mi sa che devo lavorare un bel po...
    ciao e grazie dei consigli

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  2. Gordon sostiene anche: Dimenticare la propria umanità è il primo grave errore di chi diventa genitore. Un genitore efficace è quello che si concede di essere una persona, una persona autentica.

    ...e aggiungo io : con tutti i suoi difetti. Nessuno è perfetto per fortuna, l'importante è fare sempre del nostro meglio!
    A presto!

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  3. Anch'io l'ho letto ed è stato molto interessante. Il fatto è che finchè sono fresca di lettura riesco a mettere in pratica qualcosa, poi via via si affievolisce e torno alla solita modalità. Secondo me sarebbe necessario fare il corso in modo da avere una supervisione perchè in effetti non è facilissimo saper comunicare così...tendiamo sempore a voler dire la nostra, anche se in positivo...
    E' anche una questione di allenamento comunicare in un certo modo...bisogna ricordarselo e non farsi prendere dalla pigrizia o dal nervosismo...

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    1. Sono perfettamente daccordo con te.
      Il mio motto è 'educare è prima di tutto educarsi'...quindi continuo lavoro su se stessi. Questo significa, secondo me, portare sempre dentro di se l'ideale cui ispirarsi e cercare ogni giorno di fare del proprio meglio. Alcune volte sarà piu' facile altre volte torneremo invece a ripetere i soliti schemi....ma la maggiore consapevolezza ci permetterà di trarne ottimi insegnamenti.
      grazie per il commento!!!
      a presto!

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  4. Lo devo ancora leggere ma grazie dello spunto!!!

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La Magia è credere in se stessi: se riusciamo a farlo, allora possiamo far accadere qualsiasi cosa. (Goethe)