Con questo post, realizzato grazie alla collaborazione di mio marito (istruttore di atletica e calcio), voglio fare chiarezza sul senso e lo scopo dell’attività fisica per i bambini, al fine di aiutare i genitori a scegliere con consapevolezza e cognizione di causa le attività extra scolastiche dei figli.
Negli anni precedenti
l’età scolare, il bambino ha bisogno di scoprire il proprio corpo e di inserirlo nel
mondo circostante imparando così ad instaurare rapporti con lo spazio attraverso i suoi
movimenti ed interiorizzando i concetti di vicino-lontano, dentro-fuori, sopra-sotto, ecc.
Il bambino in questo
periodo percepisce globalmente i movimenti ed imita ciò che vede fare ma le sue azioni
risultano maldestre e dispersive per l’esuberanza e l’instabilità motoria tipica
dell’età.
Solo verso i 6-7 anni
affiorano nel bambino le possibilità di controllo posturale, il consolidamento della lateralità e
l’indipendenza delle braccia dal tronco.
Svolgere attività
motoria finalizzata, significa utilizzare un linguaggio specifico, che come
tutti gli altri linguaggi, consente di esprimere l’interiorità individuale, di realizzare intenti
comunicativi e di interagire con gli altri.
Nel movimento
finalizzato rientra l’attività sportiva.
L’attività sportiva non soddisfa
solo le esigenze di mantenimento e sviluppo fisico, ma alimenta e potenzia le altre aree della personalità.
Durante gli anni della scuola elementare, questa non puo’ essere concepita come specializzazione precoce, ma deve rimanere, in ogni singola manifestazione, possibilità gioiosa di misurare l’efficienza della
propria corporeità, occasione per stare con l’altro, per favorire l’inserimento nel
gruppo e apprezzare il contributo degli
altri per esprimere le proprie potenzialità.
Intendo qui sottolineare che l’educazione motoria, svolge un ruolo
fondamentale nell’ambito del processo educativo ed ha una notevole incidenza anche sull’apprendimento
scolastico, ma soprattutto sullo sviluppo intellettivo.
Un esempio di quanto
affermato è costituito dal rapporto stretto intercorrente tra la motricità e la lettura, che
rappresenta l’acquisizione primaria basilare per ogni successivo tipo di apprendimento.
L’apprendimento della
lettura presuppone una buona organizzazione spazio temporale.
La costruzione dello
spazio e del tempo si fonda anzitutto sul proprio corpo: la distinzione delle membra del
proprio corpo serve come punto di partenza per tutte le altre distinzioni di luogo e
come modello per costruire il mondo nella sua totalità.
Anche l’interno e
l’esterno, il davanti ed il dietro, il sopra ed il sotto acquistano un significato in rapporto
alle singole parti del corpo umano.
Ed è soprattutto dal
senso e dalla direzione del movimento del corpo e delle sue membra che nascono le
relazioni spaziali e le forme temporali.
Il periodo della formazione giovanile deve garantire una vasta e
completa gamma di stimoli modellata sulle caratteristiche, sulle capacità di adattamento e di apprendimento del giovane, al fine di migliorare gli schemi motori e le capacità coordinative.
Tale multilateralità nella formazione giovanile può essere
una validissima arma contro i pericoli insiti nella specializzazione precoce, intesa come intervento unilaterale tendente ad esasperare gli aspetti specifici della
disciplina praticata.
La SPECIALIZZAZIONE
PRECOCE, può comportare rischi come:
- la trasformazione e specializzazione precoce degli organi
e apparati più sollecitati, che espone facilimente a traumi l'apparato locomotore
- un ristretto bagaglio di schemi motori di base
- la perdita di interesse a causa della monotona
ripetitività delle esercitazioni proposte e quindi l'abbandono della disciplina
Riassumendo, anche se il bambino mostra un talento innato, il
risultato sportivo resta comunque il frutto del passaggio graduale attraverso la motricità di
base e la preparazione fisica generale multilaterale, per arrivare poi in un secondo momento (in
genere dopo i 10 anni) alla specificità del gesto atletico.
Allego qui la tabella delle ‘fasi sensibili’, la quale
mostra in relazione alle età, le abilità che sono allenabili per
ottenere i massimi risultati in termini di sviluppo psico-fisico ed
intellettivo del bambino.
Mio marito ha lavorato
molto come istruttore con i bambini e ragazzi dell’atletica, e del calcio.
Egli ha avuto modo di
osservare, che spesso, i genitori sono ossessionati dalla prestazione dei loro
figli, ed insistono con l’allenatore affinchè questi metta in atto
con il proprio figlio allenamenti specifici per la disciplina, in modo da rendere
migliore il risultato.
Questo accade quando il
genitore si preoccupa di più di fare del proprio figlio un ‘piccolo campione’, piuttosto che del suo
sviluppo fisico ed intellettivo.
Molto spesso le
associazioni sportive per andare incontro alle esigenze dei genitori finiscono per ‘snaturare’ il senso
dell’attività sportiva nella fase giovanile, perdendo di vista il suo aspetto fondamentale, ovvero
quello ludico.
Quindi come genitori
prestiamo attenzione alla preparazione e all’indirizzo di pensiero degli istruttori che seguono
i nostri figli nelle attività sportive.
ciao molto interessante quello che ci scrivi oggi.
RispondiEliminaLa mia Pantegana non vuole fare assolutamente sport a parte il nuoto che le piace moltissimo e che sta facendo due volte a settimana (niente gare solo piscina e divertimento). Ho provato a costringerla ad andare a pattinare, ha fatto il corso ma poi non ha più voluto sentirne parlare.
Che faccio?
grazie
vania
il nuoto comunque è uno sport completo se lo fa due volte a settimana direi che è ottimo! Evere anche troppi impegni pomeridiani non è sano per i bimbi..
RispondiEliminaE poi l'importante è che lo faccia volentieri e che alla base di tutto ci sia sano divertimento.E mi sembra che sia cosi per tua figlia!
Mio figlio da quest'anno fa judo, due volte a settimana. Me lo ha chiesto lui dopo avere provato a scuola durante l'ora di ginnastica è felice e pieno di entusiasmo. Io sono contenta soprattuto perchè l'insegnante oltre ad essere qualificata per quella disciplina è un'educatrice.. Nel senso che attraverso lo judo insegna ai bambini l'importanza del rispetto dell'altro e delle regole. Ed è davvero interessante vederla interagire con i bambini.
E poi quando è possibile tanto gioco all'aria aperta, bicicletta, corsa, ma anche capriole, salti, giochi di equilibrio...giochi con la palla...
Grazie Ste per questo articolo!
RispondiEliminaNon sono molto ferrata nell'argomento, perciò...detto in soldoni:
- prima dei 6 anni non è proficuo far praticare sport, ho capito bene?
- dopo i 6 anni...cosa è meglio fare? Far provare ad esempio ogni anno uno sport o contemporaneamente ad esempio 2 sport per fargliene provare diversi nel corso di qualche anno oppure iniziare comunque con uno sport e continuare (ovviamente se piace al bambino) con quello? Senza, certo, che sia una gara a diventare il migliore ma mantenendo l'aspetto ludico.
- E in base a cosa scegliere uno sport piuttosto che un altro? cioè, è bene che sia il genitore ad indirizzare o chiedere al bambino cosa gli piacerebbe fare?
Scusa le domande terra-terra...
ciao!!!
Ciao carissima. IN parte ti ho risposto sotto nella replica al commento di LaNinin.
EliminaPer le tue domande specifiche ecco cosa penso:
-prima dei 5 o 6 anni...diciamo che io ho preferito tenerli a casa a giocare, e quando possibile farli correre al parco a piedi o in bici, ruzzolare qua e la'..etc, ma in piena libertà
-verso i 6 - 7 anni se desidera provare qualcosa va bene, ma sempre cercando di assecondare i suoi desideri, senza spingere...e se prova piu' sport meglio! ma occhio a non stancarli troppo, a non caricarli eccessivamente di impegni...1 o 2 volte a settimana è piu' che sufficiente, ripeto , tenuto conto delle condizioni del bambino. Se è stanco meglio saltare una seduta che costringerlo....
spero di esserti stata di aiuto!
a presto!
Ste
Che rabbia mi viene: ieri ho fatto un commento e la linea è caduta durante la trasmissione!
RispondiEliminaRiassumo: sono pienamente d'accordo! Per quanto possa valere,naturalmente, visto che non sono una professionista del settore.
Applico solo il buon senso, chiunque ha figli vede che i bambini hanno competenze psicofisiche che aumentano con la crescita, verso i 10/11 anni raggiungono un livello di sviluppo che permette loro di fare movimenti complessi, coordinati, avere maggiore resistenza alla fatica, capacità di raggiungere un obiettivo finalizzato, chiunque lo può vedere.
Ma poi vedo bambine di 7 anni iscritte a corsi di pallavolo, sport che abbandoneranno a 12 anni per sfinimento o noia, e mi chiedo, e a questo punto chiedo a tuo marito, come possano fare un palleggio senza rompersi o "insaccarsi" perennemente le dita!? Corsi di danza di ogni genere che nulla hanno di ludico, ma molto di esibizionistico (per le madri)! Vogliamo parlare dei maschi, obbligati fin da piccolissimi ad essere campioni di cui il padre sarà orgogliosissimo e "come mai non lo fai giocare, allenatore?" "Come mai quello sì, che non è bravo e ci fa perdere la partita?"? E via dicendo con parolacce, zuffe e il peggio del peggio davanti ai figli che assorbiranno lo stesso modo di fare e disfare lo sport!
Vogliamo dirlo una volta per tutte: i campioni sono rari, è più probabile che tuo figlio sia uno qualunque piuttosto che un campione!
Se proprio vuoi essere ammirato/a fallo tu il campione!
Lasciamoli giocare 'sti figli, imparano di più e meglio. Anche gli animali lo sanno: non ho mai visto un ghepardo con il cronometro davanti al suo cucciolo, ma ho visto spesso i cuccioli giocare! Come la mettiamo allora!? ;D
Carissima vedo che il tuo buon senso ci ha preso in pieno! e vedo che condividi il punto di vista di mio e di mio marito.
EliminaIn pratica, non importa quale disciplina sportiva, ciò che conta è ‘L’ISTRUTTORE’.
La specialità che si sceglie è indifferente perché in teoria sino ai 10-11 anni ci
si dovrebbe mantenere su esercizi generali, che sono quindi comuni a tutte le discipline,
perché ne sono la base!
PER DIRLA SCHIETTA: avete presente ciò che fanno fare durante l’ora di
ginnastica a scuola? Beh quello si dovrebbe fare! Oggi la chiamano ‘motricità’ credo. Ovvero,
esercizi di mobilità articolare, di coordinazione, di equilibrio: ovvero salti,
corsa, capriole, percorsi, tutto inserito in un contesto di gioco e di gruppo…etc etc….
Vi faccio un esempio pratico: vi dicevo mio figlio fa Judo, ma l’istruttrice che è in
gamba davvero, struttura le lezione mettendo alla base questi esercizi generali (
mobilità, equilibrio e coordinazione) inserendo anche elementi caratteristici
della disciplina..ma che sono solo marginali e comunque sempre in funzione di
quelli generali!
Questo è avere rispetto del bambino e del processo di crescita.
Poi se il bambino è l’uno su mille che ha talento, niente problema
verrà fuori anche dopo…e nel frattempo si sarà evitato di ‘distrurbare’ il suo
sviluppo !
Il genitore, secondo me, dovrebbe cercare di assecondare gli interessi del figlio,
ed al contempo valutare le competenze dell’istruttore.
E mi raccomando non esagerate con gli impegni, troppo spesso finiamo per
stressare i nostri figli coinvolgendoli in troppe attività.
…purtroppo oramai è diventata una moda anche impegnare i pomeriggi dei
figli nelle piu’ diverse attività extrascolastiche….
....
Chiarissimo Ste, ho capito!
EliminaSul discorso di non impegnarli troppo sono stra- daccordo...mi fa una tenerezza vedere certi bimbi bombardati di impegni e cose da fare...(oltre la scuola!!!)...poi la possibilità di giocare spensierati chi gliela ridà più? E quanti genitori che ambiscono a creare dei piccoli geni-campioni e li caricano di aspettative assurde? E, poi, delusi, danno il peggio di sè.
Grazie per questo tema davvero interessante!