L'idea che dobbiamo avere un'alta autostima per essere psicologicamente sani è talmente diffusa nella cultura occidentale che le persone sono terrorizzate dal fare qualsiasi cosa possa metterla in pericolo.
Ci viene detto che dobbiamo pensare positivamente di noi stessi a tutti i costi; ci dobbiamo sentire orgogliosi e speciali. L'autostima è una merce preziosa che deve essere acquisita e protetta.
Ma l'autostima è davvero la panacea che se ne è fatta? Kristin Neff, professoressa di sviluppo umano, sostiene che l'autostima sembra essere la conseguenza piuttosto che la causa dei comportamenti sani.
Prima di continuare, però vale la pena fare un esame più dettagliato di ciò che veramente costituisce l'autostima. Il fulcro centrale dell'autostima è una valutazione del proprio valore, un giudizio che siamo bravi e validi. Le persone con alta autostima si descrivono piacevoli e attraenti e dicono di avere buone relazioni con gli altri, più di quelle con bassa autostima. Ma gli osservatori più attenti non sono necessariamente d'accordo.
In realtà gli studi hanno riscontrato che le persone con alta autostima sono più convinte della propria popolarità, mentre le persone con bassa autostima credono di non piacere agli altri. Normalmente però sia le persone con alta autostima che quelle con bassa autostima piacciono agli altri in egual misura. E' solo che quelli con bassa autostima sottovalutano enormemente quanto in realtà gli altri li approvino, mentre quelli con alta autostima sopravvalutano enormemente l'approvazione altrui.
In altre parole l'alta autostima non significa essere una persona migliore ma pensare di esserlo!
E' certamente vero che l'alta autostima ha almeno un beneficio tangibile e per niente trascurabile: la felicità. Se ti piaci, tendi ad essere gioioso; se non ti piaci, tendi ad essere depresso. Questi stati d'animo colorano i nostri sentimenti e le nostre vite. La felicità è un aspetto importante per vivere bene e sicuramente vale la pena coltivarla. Ma il prezzo pagato per la felicità momentanea puo' essere eccessivo.
Lo stagno di narciso
A questo punto non possiamo evitare di parlare dei narcisisti. I narcisisti hanno un'autostima estremamente alta, certo hanno concezioni di sè che spesso sono gonfiate e irreali per la propria bellezza, competenza, intelligenza e si sentono in diritto di ricevere trattamenti speciali.
Dovete sapere che il narcisismo è più diffuso di quello che pensiamo, anche tra le persone che svolgono lavori o attività definite "caritatevoli". Questo perchè quando la forza trainante della filantropia è il perseguimento dell'alta autostima, perfino le azioni più encomiabili di carità possono essere infangate dall'ego avido e bisognoso.
Molte persone credono che nel profondo i narcisisti odino se stessi e che la loro immagine di sè gonfiata sia solo una copertura per la propria insicurezza; questa idea è penetrata un po' ovunque anche attraverso i mass media. Si è presupposto quindi che la cura per il narcisismo potesse essere una maggiore autostima. In realtà la ricerca ha dimostrato che questo presupposto è falso.
In realtà purchè ricevano l'attenzione e l'ammirazione che credono di meritare, i narcisisti si sentono in cima al mondo. Il problema però sorge quando la loro posizione di superiorità comincia a barcollare. Quando si trova di fronte a valutazioni negative, il narcisista risponde tipicamente con sentimenti di rabbia e disprezzo. Quando ricevono critiche dagli altri possono rispondere in modo furioso e talvolta violento.
Di fatto l'enfasi sull'alta autostima a tutti i costi ha portato a una tendenza preoccupante verso l'aumento del narcisismo. Twenge e colleghi hanno esaminato i punteggi di più di 15 mila studenti universitari sottoposti al test della personalità narcisistica ed hanno constatato che, in un periodo di 20 anni, i punteggi sono saliti alle stelle con il 65% degli studenti contemporanei che risulta avere alti valori narcisistici rispetto a quelli delle generazioni precedenti.
Percorsi sani e non sani verso l'autostima
Purtroppo la maggior parte delle ricerche che esamina l'autostima, non distingue l'autostima sana dalle altre forme meno produttive.
Ad esempio avere una famiglia di sostegno o lavorare sodo per raggiungere obiettivi validi sono risorse sane di alta autostima, mentre gonfiare il proprio ego e sminuire gli altri non è molto positivo.
Di fatto non è possibile affermare se l'autostima è sana o no fino a quando non se ne conosce la fonte.
Anche nelle scuole, i programmi implementati non discriminano tra autostima sana e non sana; tendono ad usare l'elogio indiscriminato per potenziare l'immagine di sè dei ragazzi, focalizzandosi solo sul livello di autostima e non su come o perchè ci si arrivi. Ne segue che molti ragazzi arrivano a credere di meritare complimenti e ammirazione a prescindere da quello che fanno. Spesso gli insegnanti (ma per esperienza professionale posso dirvi che lo fanno anche i genitori) sono scoraggiati dal fare commenti critici ai piccoli, per il danno che ciò potrebbe recare alla loro autostima.
Sebbene l'enfasi sull'aumentare l'autostima dei ragazzi derivi da buone motivazioni e si stacchi dalle rigide pratiche educative del passato che spesso abbassavano l'autostima, l'elogio indiscriminato puo' ostacolare la capacità dei ragazzi di vedere se stessi chiaramente, limitandone l'abilità di raggiungere il proprio pieno potenziale.
Dall'autostima alla cura di sè
In quanto esseri umani siamo dotati di capacità di autoriflessione, di elaborare un concetto di sè, ma i pensieri e le valutazioni su noi stessi possono facilmente confondersi con chi siamo veramente.
Ciò che pensiamo di noi stessi non corrisponde al nostro vero sè.
E' solo un ritratto, una rappresentazione, talvolta accurata ma spesso anche incredibilmente approssimativa. Ma soprattutto la cosa più triste è che le ampie pennellate che delineano il ritratto che abbiamo realizzato di noi stessi non rendono giustizia alla complessità, raffinatezza e meraviglia del nostro sè reale.
Eppure ci identifichiamo con il nostro autoritratto mentale che dipinge un'immagine positiva o negativa di noi stessi; se l'immagine è positiva ci sentiremo bene con noi stessi, desiderati dagli altri, ben accolti e accettati. Se al contrario la rappresentazione è negativa allora ci considereremo difettosi, indegni, ci sentiremo emarginati e messi da parte.
Insomma i nostri pensieri su questi argomenti tendono ad essere incredibilmente "o bianco o nero", sia che siano completamente positivi che del tutto negativi. Qualsiasi minaccia alla nostra rappresentazione mentale di chi siamo ci sembra quindi reale e istintiva e reagiamo potentemente, come un soldato che difende la propria vita.
E se invece i sentimenti positivi verso noi stessi venissero da un'altra fonte, non dalla nostra mente giudicante, ma dal nostro cuore?
Se iniziassimo a considerare il fatto che tutti gli essere umani hanno forze e debolezze, e concentrassimo la nostra attenzione sul momento presente, piuttosto che perderci in pensieri sull'essere buoni o cattivi?
Se, invece di fare sgorgare i sentimenti positivi, come accade nell'autostima, dall'essere speciali e al di sopra della media, migliori degli altri o dal raggiungere traguardi ideali, ci focalizzassimo sul prenderci cura di noi stessi, fragili, imperfetti e comunque magnifici così come siamo, le cose andrebbero decisamente meglio.
Usciremmo finalmente dal gioco infinito di comparazioni, invidie e paragoni che creano separazione, lotte e conflitti per abbracciare tutto ciò che condividiamo con gli altri e che ci connette con il resto dell'umanità, per arrivare ad avere ciò che per noi conta di più, essere accettati per quello che siamo, una parte integrante di qualcosa di molto più grande del nostro piccolo sè.
Qualcosa di sconfinato, incommensurabile, libero.
Dott.ssa Stefania Casadei
Ciao Stefania, sono approdata nel tuo blog per i detersivi, ma anche i tuoi articoli della sfera "umana" sono davvero utili e con un punto di vista molto equilibrato e quest'ultimo non è da meno.
RispondiEliminaDecenni di indottrinamento di cultura "hollywoodiana" individualistica imprenditoriale, ha dato i suoi frutti, non proprio sani. Ma per fortuna sempre più persone, come te, cercano di correggere il tiro. Spero che le nuove generazioni intraprendono una strada più naturale e collettiva.
PS: consiglio la lettura del libro "E venne chiamata due cuori ", se non l'hai già letto. Parla degli aborigeni australiani, che hanno molto da insegnarci
Libro di Marlo Morgan
EliminaNon sai quanto mi ha reso felice leggere il tuo commento. Io cerco di diffondere uno stile di vita, che guarda al Ben-Essere a 360 gradi... quindi comprende anche l aspetto "psicologico"... Ecco perché mi piace scrivere anche articoli come questo che magari non interessano tutti... ma che per me sono importanti. Sai che il libro che hai citato l ho letto qualche anno fa, stupendo, mi è piaciuto tantissimo. Grazie per il tuo commento
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