Questi progetti intenzionali nutrono le nostre aspettative ed anche i nostri timori, tanto da condizionarci nel desiderare o evitare qualcosa. Abbiamo acquisito i nostri progetti intenzionali nel corso dell’infanzia, attraverso determinate regole e frasi educative che ci sono state ripetute sin da quando eravamo piccoli (tanto da interiorizzarle) oppure attraverso le esperienze negative.
Se ad esempio tra i vostri progetti intenzionali c’e’ quello di essere un bravo lavoratore che da’ sempre il 150% , considerate normale fare tante ore di straordinario e anzi, cercate in ogni modo di essere sempre più produttivi. Non potete sopportare di deludere il capo ed i colleghi, per questo vi imponete di rendere al massimo. E pensate che avrete una promozione, la felicità, il riconoscimento e sarete apprezzati solo se svolgete le vostre mansioni al meglio. Non fate caso alla qualità della vostra vita nel presente, tirate diritto come un siluro incuranti dei messaggi che il vostro corpo tenta di inviarvi per destare la vostra attenzione.
Prendiamo un altro esempio; il vostro progetto intenzionale potrebbe essere quello di svolgere al meglio il ruolo di madre. Trascorrete probabilmente molto tempo con vostro figlio e cercate di fare di tutto per lui. Desiderate un bambino felice, magari anche l’approvazione e l’ammirazione delle altre madri. Inoltre temete che il bambino possa soffrire di vostre eventuali mancanze. Finite così per mettere da parte il vostro essere Donna e lasciate tutto lo spazio al ruolo di Mamma.
Il problema si aggrava quando i due progetti intenzionali risultano in contraddizione fra loro, pur esistendo in contemporanea. Non potrete dare il 150% al lavoro ed essere presente al 150% per vostro figlio.
A questo punto sorge il conflitto. Nello stesso tempo però si innescano diabolici circoli viziosi che ci mantengono ancorati ai nostri comportamenti, alimentati magari da scenari catastrofici di questo tipo :"se non sono efficiente e disponibile perderò la stima di tutti" oppure "se non sono abbastanza presente per mio figlio chissà che traumi posso creargli". Il rischio è che tutto ciò puo' causare prima o poi un crollo tale da ripercuotersi sul piano fisico.
Si tratta di una spinta “autodistruttiva” che ci mantiene fermamente attaccati ai nostri principi, all’incapacità di ammettere i nostri limiti , che ci fa vivere nell’illusione di poter “controllare” la nostra vita.
Una grande lezione che ho imparato a mie spese, è che nella vita non si puo’ fare tutto, sapere tutto, volere tutto. Bisogna scegliere, e scegliere significa sempre rinunciare a qualcosa.
Non è così scontato, come non è semplice spezzare questi circoli viziosi. Sono percorsi che richiedono lavoro ed impegno ma che cambiano la vita per sempre.
Vi propongo alcuni schemi di pensiero che ci tengono ancorati ai nostri circoli viziosi e che mettono a repentaglio la nostra salute. Provate a vedere se qualcuno vi risulta famigliare.
La consapevolezza è il primo passo lungo il difficile cammino dell'autorealizzazione.
Leggi anche: scopri cosa vi impedisce di portare a termine i tuoi progetti
3 strategie pericolose che mettono a repentaglio la nostra salute
1) Strategia dell’eroe
La malattia è per rammolliti; questo è il vostro pensiero. In quanto eroi quindi vi trascinate al lavoro anche da malati per poi magari ritrovarvi costretti a letto molto più a lungo di quanto sarebbe stato necessario all’inizio, per eventuali complicazione subentrate anche ad un semplice stato di raffreddamento. Vi è mai capitato? Vi sentite in colpa quando restate a casa perchè non vi sentite bene, avete difficoltà a farvi dare i giorni di malattia?
2) La strategia del non ho tempo
Chi adotta questa strategia crede di non si avere tempo per rilassarsi, non avere tempo per cucinarsi pasti sani e neppure per dormire. Si rimandano tutte queste "sane pratiche" a più tardi quando lo stress se ne sarà andato. Spesso non ci si rende neppure conto di avere bisogni insoddisfatti, fino a che non interviene una forma di malessere che, forse, vi costringerà ad interrogarvi su cosa stia accadendo.
3) La strategia del niente mi è d’aiuto
Quante di volte di fronte a qualcuno che vi offriva consigli e suggerimenti per fare fronte a situazioni difficili avete risposto: “ Non serve comunque a niente”. E’ chiaro che, se siete convinti che sia oramai troppo tardi per qualcosa, pur di vedere confermata la vostra opinione, rinuncerete a seguire ogni consiglio, così non scoprirete nemmeno che una soluzione esiste. Questo perchè ogni circolo vizioso nutrendosi delle nostre preziose energie vitali, ostacola la nostra volontà di cambiamento lasciando libero campo all'inerzia.
“Quando non si ha voglia di niente, si ha bisogno di tutto” diceva Oscar Wilde.
Invece posso assicurarvi che una soluzione c’e’ sempre, qualcosa che possiamo fare, una scelta, un cambiamento o semplicemente uno sguardo più profondo che ci permetta di scardinare le distorsioni che ci costringono a guardare alla vita attraverso lenti offuscate.
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