Recentemente in un incontro con le mie amiche si è
‘discusso’ in merito all’atteggiamento dei genitori di fronte ai compiti di
scuola dei bambini.
Spesso questi momenti
di trasformano in vere e proprie dispute. Quasi tutti noi genitori abbiamo
delle aspettative riguardo i nostri figli.
Un miscuglio tra quelle
che sono le nostre caratteristiche personali che vorremmo vedere riflesse in
loro, e quelle ideali che popolano i nostri sogni.
Su tutto questo poi si ripercuote anche il
tipo di educazione che noi stessi abbiamo ricevuto e che inevitabilmente
influenza il rapporto con i nostri bimbi.
Molti genitori vedono
l’impegno scolastico dei bambini come un loro ‘dovere’, da svolgere al meglio
delle loro possibilità.
Così come il babbo e la
mamma devono andare al lavoro, così
il bambino deve andare a scuola.
Io ho provato a
guardare la cosa da un’ altra prospettiva e mi sono posta questa domanda.
Perché non promuoviamo
l’idea nel bambino che la scuola sia un piacere,
un luogo in cui si può imparare,si può stare con gli
altri,in cui si diventa grandi?
I compiti a casa
possono essere visti quindi come un’ occasione per esercitarsi, per continuare
ad apprendere….e perché possano rimanere per un bambino un momento di piacere,
presuppongono la presenza di un genitore che sia innanzitutto in grado di
accogliere il figlio con le sue difficoltà, con le sue imprecisioni, il suo
disordine, ed anche la sua mancanza di voglia…
A volte è sufficiente
chiedere al bambino: ‘sei sicuro di avere fatto del tuo meglio?’ se la risposta
è affermativa, il genitore potrebbe
accettare il lavoro così come è.
E’ curioso osservare
come spesso, di fronte a questa domanda, è il bambino stesso che si impegna per
ripetere il lavoro.
E’ importante lodare il
bambino e premiarlo ogni volta che mostra impegno, che migliora anche se in maniera non
significativa, poiché sono le lodi più che le punizioni (es. ripetere il
compito all’infinito, sgridare il bambino, etc) , che alimentano la sua
autostima, il senso di gratificazione, la sua volontà.
Ci dimentichiamo forse
troppo spesso di quando eravamo noi ad essere bambini, e di come fosse vitale
all’epoca ‘fare contenti’ i nostri
genitori, ricevere i loro complimenti e le loro lodi.
Inoltre ogni genitore
dovrebbe ricordare che il suo ruolo non deve sovrapporsi a quello
dell’insegnante, alla quale secondo me devono essere ricondotte certe problematiche.
Troppo spesso noi mamme
a casa ci atteggiamo a ‘maestrine’ severe, calandoci in un ruolo che non è il
nostro.
Se il bambino non
svolge i compiti in maniera corretta, o non li porta a termine tutti, ritengo
che debba confrontarsi con
l’insegnante e con i compagni. Sarà a lei ad adottare le misure che ritiene più
opportune e sono certa che avranno di sicuro più effetto, proprio per il ruolo
che la maestra incarna.
Io ho trovato molto
utile, dopo che in un paio di occasioni
cui Ari ( 6 anni) si era rifiutato di portare a termine i compiti per
casa, parlarne con le maestre.
Ho chiesto loro se,
avrei potuto, mandarlo a scuola con i compiti non completamente eseguiti, in
modo tale che il bambino potesse scontrarsi direttamente con le conseguenze
delle sue azioni, rispondendone di
fronte alle maestre ed ai compagni.
Sono stata fortunata,
perché la volta successiva, mi è stato sufficiente dirgli era
libero di non terminare i compiti, e che ne avrebbe poi discusso con la maestra, per
farlo precipitare a completare gli esercizi.
La parola chiave è
tolleranza.
Con noi stessi e con i nostri bambini. Loro non sono il nostro
biglietto da visita, ma individui liberi con una loro personalità e talenti del
tutto individuali, che vanno sostenuti e accolti attraverso un atteggiamento
affettuoso ma fermo, con regole chiare che li facciano sentire sicuri, all’interno
di limiti precisi e ben definiti, senza soffocarli con le nostre pretese e
ambizioni personali.
umh... sto lavorando sù me stessa per tenermi a bada e frenare le mie manie di precisione e dovere sempre e cmq... a parole tutto sembra più facile, tolleranza, lodi a volte possono non bastare per risolvere la situazione perchè forse ancora non è il momento, la creatura deve ancora crescere. Credo che la cosa migliore sia stimolare l'amore per l'apprendimento e riflettere su come nella quotidianità applicano quando imparato, alla fine è questo ciò che conta...
RispondiEliminaCara Deby, anche per me è così..la cosa più dura è frenare i miei istinti...le mie aspettative..a volte guardo mio figlio e dico:boh ed ora che si fa? Hai ragione la cosa più importante da tenere a mente è che il nostro agire non deve mettere a rischio l'amore dei nostri figli per la scuola..poi chiaro non siamo esseri perfetti...Per quanto riguarda le lodi e la tolleranza, sì, possono non bastare, ma sono sempre da preferire alle sgridate, alle punizioni etc...questo era il senso.Grazie mille per avere scritto il tuo pensiero!
EliminaSono perfettamente daccordo con te, prima d tutto sono esseri umani ed hanno bisogno dei propri spazi e propri tempi.
RispondiEliminaSi, infatti credo che specialmente il primo ed il secondo anno di scuola elementare, siano particolarmente importanti.Dal punto di vista emotivo si gettano le basi per il loro futuro approccio alla scuola...
EliminaRicordiamo però che i bambini sono molto malleabili, e quindi noi genitori possiamo stare tranquilli, ad ogni nostro errore è possibile porre rimedio!!! L'importante è essere sempre disponibili a mettersi in discussione!