lunedì, giugno 5

Quando finisce un'amicizia



La nostra vita è fatta di incontri, momenti fondamentali che ci mettono in relazione con gli altri. Alcuni di questi Altri diventano “speciali” tanto che scegliamo di ripetere questi incontri nel tempo accogliendo le persone nella nostra vita.

La crisi di importanti relazioni di amicizia in questo anno mi ha portato a capire, più precisamente a sperimentare quanto sia vero che, nel momento in cui scegliamo di entrare in relazione con un'altra persona, sia essa un'amica/o o un compagno, c'è sempre una grossa componente di idealizzazione; quindi difficilmente si vede l'altro per quello che davvero è ma ci si limita a scorgerne un' immagine. A volte perché l'amico/a riflette una rappresentazione ideale  di come noi vorremmo essere, o di un compagno ideale, un alter ego.
Il fatto è che nelle relazioni umane il confine tra amarsi e usarsi è davvero molto sottile, tanto sottile da poter essere superato anche dalle persone più buone e amorevoli; per questo motivo le relazioni rischiano di non resistere nel tempo, perché è proprio nel tempo e nella quotidianità che emerge quella parte della nostra natura che ci rende difficoltoso accogliere e rispettare l'altro per come esso è, o a farci rispettare per come siamo.
Per questo non è importante nella vita la quantità di incontri che si hanno, ma la qualità dei rapporti che si riesce a stabilire.

Ma cosa rende un rapporto di qualità?


Secondo me un rapporto sano è quello in cui si ricerca comunque e sempre il dialogo, il chiarimento. Purtroppo succede spesso che, per evitare discussioni e tensioni, si finisce per accettare che tra noi e gli altri cali un insopportabile silenzio, fatto di maschere e di bugie, una pace forzata che però testimonia la nostra rinuncia a costruire relazioni profonde, sane e sopratutto vere. Non si parla perché non si vuole litigare, per paura di rompere la relazione senza pensare che la rinuncia al dialogo è già di per sé morte del legame, finzione.

L'arte del litigio


Troppo spesso si trascura il fatto che esiste anche una rabbia sana, che è quella che ci permette di dare voce ai nostri bisogni, di difenderci da ciò che ci infastidisce. Una rabbia però che sa riconoscere, confrontandosi con l'altro, quanto alcune di quelle che consideriamo nostre ragioni sono infondate, per dare vita ad un adattamento e quindi ad una revisione anche solo parziale delle nostre posizioni. Questo non significa tradire noi stessi, ma anzi imparare a conoscere e conoscersi grazie al rapporto con l'altro, per costruire una realtà non immaginata ma realistica. Significa anche uscire dal mondo immaginario infantile per entrare un quello reale dell'adulto.

Personalmente quello che mi ha fatto soffrire di più è stata la rinuncia completa al dialogo ed al confronto, che ho vissuto dopo tanti anni di relazione, come una porta chiusa in faccia. 
Io ho avuto bisogno di questo confronto, l'ho richiesto più volte, l'ho ottenuto ed ho apprezzato moltissimo lo sforzo che è stato fatto dall'altra parte. Si tratta di momenti sempre difficili perché sono coinvolte le emozioni che tendono ad irrompere rompendo gli argini come un fiume in piena; ma credo siano occasioni che fanno crescere e ci aiutano a conoscere lati delle persone che non avevamo visto, accecati dall'immagine che ce ne eravamo fatti. Aspetti di una personalità che vanno ad aggiungersi e non a sostituirsi a quelli già noti.

Una confronto o una lite non si risolvono fino a quando l'uno spinge l'altro a guardare ai suoi torti, con il risultato che si resta sulle stesse posizioni. Si lavora sulla risoluzione di un contrasto solo quando ognuno si sforza di guardare se stesso.

Proprio per questo sono arrivata alla conclusione che questi momenti di “incontro/scontro/chiarimento” hanno poi bisogno di tempo per essere metabolizzati, non è possibile ripartire come prima, proprio perché inevitabilmente non è più come prima.
Non è ne meglio ne peggio è solamente diverso. Di certo più vero. E siccome la vita resta sempre l'arte del possibile e questo possibile non sempre coincide con il nostro ideale, ma quanto piuttosto con ciò che siamo in questo momento, tenuto conto di tutti i nostri limiti. 
Piuttosto che nascondersi dietro scuse e giustificazioni come la mancanza di tempo ed i tanti impegni, meglio concedersi questo tempo di separazione per lasciare che tutto si sedimenti.
Quando e se tornerà il desiderio di frequentarsi e stare assieme, di certo il tempo non sarà un ostacolo.

Ma un'amicizia che di possa definire tale, può davvero finire? 


Di certo si concludono i rapporti che erano semplici frequentazioni, oppure quelli che definisco  “imbrigliamenti” , legati cioè a “bisogni” reciproci. Quando in una delle due parti  viene a mancare la spinta utilitaristica, sparisce anche il piacere di stare assieme.
Ci sono diversi gradi di profondità nei rapporti umani ed è importante anche capire ed accettare il livello che contraddistingue ogni relazione. Spesso occorre tempo ed un certo distacco per poter vedere chiaramente.
Sono del tutto convinta che i legami, quelli veri, incontrano momenti di crisi, possono anche tenerci lontani per qualche tempo, ma essendo sorretti da sentimenti profondi e sinceri e da un riconoscimento reciproco nella singola diversità ed unicità,  restano come stelle in un firmamento ad illuminarci la vita.

1 commento:

  1. Questa faccenda delle amcizie non l'ho ancora capita. Avevo amici da una vita e quando, una decina di anni fa, ho cambiato città sono spariti tutti. Io per un po' ho cercato di tenere i contatti e qualche volta tornare dalle loro parti, ma la cosa non è stata mai ricambiata e alla fine ho lasciato stare e ho conosciuto nuove persone. Credo che le persone cambino. Cambiano i nostri amici e cambiamo noi e un giorno non ritroviamo più negli altri quello che prima ce li faceva sembrare insostituibili.
    Ho lasciato andare molte persone nella vita, molte sembravano delle anime affini che mai avrei pensato di perdere. E ora, a distanza di anni, se le rivedo mi sembrano estranei. Fa parte della vita credo, del suo evolversi e modificarsi e della nostra crescita. Tengo i ricordi belli e mi impegno a crearne di nuovi ogni giorno.

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