Oggi vi racconto la storia di Anna e della sua grande impresa di riordino e pulizia; un intero appartamento, quello in cui viveva la mamma, scomparsa improvvisamente.
Anna era molto legata alla madre, che si era trasferita da soli sei mesi nel nuovo appartamento tanto desiderato ed amato. Alla difficoltà del lutto si è pertanto aggiunta la responsabilità di una casa di cui Anna doveva prendere le redini.
Anna però era arrabbiata, anzi, molto arrabbiata con la vita che non aveva offerto alla mamma la possibilità di godersi quella casa che per lei era stato il coronamento di un sogno, dopo una vita difficile.
Forte era il senso di ingiustizia, la sensazione di precarietà che ora invadeva ogni ambito della sua vita. Nessuno poteva avvicinarsi a quella casa, nessuno poteva mettere mano o solo toccare le cose della madre, tutto doveva rimanere là dove lei lo aveva lasciato, quasi a voler fermare il tempo, non arrendersi all'idea che l'amata mamma non c'era più.
Ma ad un certo punto nella vita di Anna le cose sono cambiate ed ha trovato la forza di entrare in quella casa, di mettere mano ai ricordi e di dare inizio ad una colossale opera di riordino. Nell'appartamento purtroppo erano stati trasferiti oggetti, mobilio e cianfrusaglie di ogni genere da cui la madre non aveva voluto separarsi durante il trasferimento dalla vecchia abitazione, frutto di anni di accumuli.
Ho incontrato Anna ed abbiamo fatto una bella chiacchierata; le ho chiesto di rispondere ad alcune domande perché sono convinta che la sua esperienza puo' essere di aiuto a quelle persone che, per un motivo o un altro, si trovano di fronte ad una piccola/grande impresa di riordino e non riescono a trovare le forze fisiche e psicologiche per affrontarla.
Una frase detta dal mio omeopata : “ due errori fa l'uomo, io per primo e lei per seconda e poi tutti gli altri: rimuginare sul passato e temere il futuro. Che tanto un giro su quella macchina nera ce lo facciamo tutti prima o poi.”
Questa frase puo' apparire “dura” , confida Anna, se si pensa che è stata rivolta ad una persona che continuava a rimuginare sul passato, sulle prove difficili che la vita le aveva posto di fronte e che ancora dopo 6 mesi continuava a piangere come il primo giorno per la perdita della mamma.
Eppure quella frase ha segnato il mio inizio, mi ha costretta a mettere la testa fuori dal tunnel, ad uscire dalla cappa di dolore e rabbia in cui mi sentivo immersa. A causa di un brutto incidente in cui mi sono salvata per miracolo, incorso qualche mese dopo la morte della mamma, la mia paura per il futuro ed il senso di precarietà che mi “bloccava” si erano notevolmente acuiti.
Eppure nello stesso momento l'aver sperimentato sulla mia pelle che la vita da un momento all'altro poteva cambiare ha acceso in me una lampadina. Non era ancora arrivato il momento di fare il giro sulla macchina nera, avevo ancora una vita da vivere, ora.
Come reazione, ho tagliato il cordone ombelicale con situazioni famigliari complesse, da sempre fonte di estrema sofferenza, che mi avevano impedito di vivere in pienezza e di realizzarmi come persona.
Rimuginare sul passato e crogiolarsi nell'angosciosa paura del futuro mi stava impedendo di vivere la mia vita ora nel presente. Concretizzare le idee ed i progetti che per tutta la vita mi ero vista bocciare ora dipendeva solo da me e dalla mia capacità di affrontare la realtà così come si presentava.
Il progetto che avevo in mente coinvolgeva l'appartamento dei miei genitori, per cui era necessario trovare la forza di entrare in casa e dare avvio alla grande opera di riordino e pulizia. Era giunto il momento di fare spazio alla vita.
Quale è la maggiore difficoltà che hai incontrato nell'affrontare questo riordino/pulizia?
La difficoltà più grande è di certo quella emotiva: ogni volta che mettevo via un abito di mia mamma nella scatola mi sembrava di privarla di qualcosa, mi chiedevo se lei era felice per quello che stavo facendo, se mi approvava. Affrontare gli oggetti che erano legati a ricordi particolari era straziante e riportava alla luce situazioni ed episodi che spesso mi sovrastavano mentre le lacrime scivolavano lungo le mie guance.
Spesso durante la notte l'irruenza di queste emozioni si ripercuoteva nei sogni, ma non mi sono fatta mettere i bastoni tra le ruote, ero decisa ad andare avanti e portare a termine i miei progetti, come mai nella mia vita e crearne di nuovi. Affinchè tutto questo potesse diventare realtà avevo bisogno di fare spazio e ordine, quindi ogni giorno rientravo in casa e mi mettevo di nuovo al lavoro.
Come hai affrontato praticamente lo smaltimento degli oggetti che riempivano casa?
I miei genitori erano degli accumulatori e nel trasferimento si sono portati di tutto, anche oggetti vecchi, malmessi ed inutili.
Ho venduto tutto il possibile anche per poter monetizzare ed acquistare altri completamenti d'arredo, indispensabili per riorganizzare gli ambienti. Mi sono rivolta ai mercatini dell'usato, a Market Place, a Subito.it.
Ho regalato ciò che non sono riuscita a vendere e smaltito ciò che non rientrava in queste due categorie.
Per tutto il resto ho scelto una destinazione ben precisa seguendo la regola: ogni cosa al suo posto.
Come hai scelto cosa tenere?
Ho tenuto quello a cui ero legata affettivamente che mi ricordava mia mamma, per esprimere il mio apprezzamento nei suoi confronti ed anche perché in questo modo sento che idealmente mi sostiene in questa mia opera; alcuni libri, che poi ho collocato in un angolo particolare in sala, ed oggettistica di vario genere. Alcuni vecchi arredi sono stati trasformati e riutilizzati con destinazioni diverse e “strategiche”.
In fondo l'unico modo per valorizzare e godere delle cose più “importanti” che mia mamma mi ha lasciato, è quello di liberarsi di tutto ciò che non lo è e che finirebbe solo per essere un inutile peso. Mi sono chiesta cosa era più prezioso per me ed ho eliminato tutto il resto, proprio per dare il massimo rilievo e cura a ciò che mi è più caro.
Cosa consigli a chi deve affrontare un'opera (piccola o grande) di riordino e pulizia che richiede grandi energie fisiche e/o emotive?
Consiglio di non strafare; quando il dolore emotivo è troppo forte da sostenere è necessario interrompere. Allora ci si puo' dedicare alle pulizie degli ambienti già liberi, che impegnano più il fisico e meno la psiche. Si instaura in un certo senso un ritmo, che consente di procedere con naturalezza sia con il riordino che con la pulizia.
Liberare prima e pulire la stanza modifica completamente l'energia, si respira letteralmente un'altra aria e questa sensazione diventa una volano per continuare a procedere con determinazione nonostante le difficoltà.
Quello che si ottiene ripaga abbondantemente degli sforzi fisici ed emotivi richiesti; si tratta di una vera e propria rinascita.
Ora finalmente l'appartamento è ordinato, libero e pulito e posso finalmente ospitare persone ed attività che riempiono la mia vita e sono fonte di soddisfazione ed arricchimento.
Se anche voi avete storie da raccontare, sarò felice di ospitarvi sul blog!
Scrivete a : www.maghelladicasa.it.
Ora finalmente l'appartamento è ordinato, libero e pulito e posso finalmente ospitare persone ed attività che riempiono la mia vita e sono fonte di soddisfazione ed arricchimento.
Se anche voi avete storie da raccontare, sarò felice di ospitarvi sul blog!
Scrivete a : www.maghelladicasa.it.
E' successo anche a me, il bisogno di mettere in ordine, di selezionare, il senso di colpa nel liberarmi di oggetti, la rabbia, il dolore, il distacco, la perdita, tutti sentimenti ed emozioni che arrivano senza che me le aspettassi, non così, non di questa intensità. Ho messo in ordine due case, negli ultimi due anni, due lutti importanti, due esistenze che hanno lasciato anche tanti oggetti. Ho affrontato la sistemazione con bisogno e sacrificio, ho imparato che i miei figli dovranno essere liberi da questa incombenza, ho deciso che farò io il mio riordino, che non terrò cose superflue, che non darò importanza agli oggetti e che l'unica cosa che deve rimanere di me, di mio, è il bene che ho voluto loro e i ricordi immateriali che custodiranno dentro nel loro cuore.
RispondiEliminaLaNinin grazie di cuore per questa condivisione. Anche io la penso come te, lasciare ricordi affettivi piuttosto che inutili oggetti. Si tratta di generazioni diverse, quella dei nostri genitori ha avuto a che fare con povertà e mancanze e probabilmente cercava una forma di compensazione. Per noi è diverso siamo cresciuti con un certo benessere....e forse diamo agli oggetti meno importanza.. Tranne quando li si utilizza per compensare vuoti interiori, ma questa è un'altra questione. Un abbraccio e grazie ancora per il tuo prezioso commento.
EliminaBellissimo questo racconto e devo dire molto molto motivante. A volte mi "spaventa" mettere mano agli armadi, oppure zone o piccoli angoli di una casa in cui "nascondo" il nostro disordine...credo che quasi tutti ne abbiamo. Di fronte a questa "avventura" di Anna, posso dire che ciò che da tempo rimando è solo una piccola piccola rispetto a quanto ha fatto lei...Ecco perchè sulla scia di questa lettura ho messo mano ad una credenza in cui ho accumulato ogni sorta di bicchieri, cianfrusaglie e liquori vecchi di anni che nessuno beve. Ho ripulito tutto, lavato ed asciugato ogni singolo bicchiere, gettato ciò che era scaduto, regalato quello che io non utilizzo ed ora ho un mobile di cui mi vanto ogni giorno. Quella vetrinetta ora è la prova che riuscirò piano piano a sistemare gli angoli di casa e del garage che da tempo hanno bisogno del mio intervento. Grazie a te e ad Anna questo blog è una continua scoperta!
RispondiEliminaNon sai quanto mi rende felice questa testimonianza! Che bello che l esempio di Anna ti abbia accesa dentro e dato la giusta carica per iniziare a piccoli passi la sistemazione di casa tua al fine di renderla accogliente e intrisa di energia positiva!!! In bocca al lupo per i lavori che ancora ti aspettano ma sono certa che andrà tutto a gonfie vele!!!
EliminaGrazie per questa storia, commovente, emozionante ma al tempo stesso molto motivante! grazie mille! Roby
RispondiEliminaSono proprio felice che ti sia piaciuta!
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