Ad ogni cambio di stagione capita a tutti noi di fare una cernita tra i nostri capi di abbigliamento. Si eliminano quelli che non ci piacciono più, quelli fuori taglia, non più alla moda...etc.
Lo stesso facciamo con quelli dei nostri figli. Per quello che mi riguarda i vestiti di mio figlio più grande passano al piccolino, e quelli del piccolino passano a mia cugina, che a sua volte li passa alla vicina di casa...
Io stessa ricevo abiti smessi per i miei figli dalle amiche.
Questo permette non solo di risparmiare denaro ma anche di ridurre lo spreco e l'impatto ambientale.
La parte restante dei capi che scarto finisce presso le apposite aree di raccolta.
Ma che fine fanno questi abiti?
Esistono delle organizzazioni che si occupano del servizio di raccolta di abiti e scarpe, molte sono a carattere benefico (Caritas, Croce Rosse....) e quindi gli abiti raccolti sono distribuiti alle persone bisognose, altre associazioni lo fanno con lo scopo di riciclare.
Il 25% degli abiti smessi viene riciclato.
Prima di essere riciclati gli indumenti usati raccolti sono sottoposti ad una cernita. I capi in buone condizioni sono riproposti sul mercato come abiti di seconda mano.
Quelli non più utilizzabili, invece ricevono una nuova vita come fibre tessili; quelle di cellulosa, cotone e lana possono infatti essere riutilizzate in molti indumenti oppure essere convertite in altri prodotti , ad esempio stracci per la pulizia.
Non solo molte di queste fibre sono impiegate nel settore edilizio per la realizzazione di tapparelle, pannelli isolanti etc..
Il resto dei capi smessi finisce negli inceneritori o nelle discariche dove impiega anni ed anni per essere smaltito.
Secondo la stima di Humana, onlus che promuove la cultura della solidarietà e dello sviluppo sostenibile, in Italia si raccolgono soltanto 1 kg e 600 g di vestiti smessi a persona all'anno, un dato inferiore alla media europea, soprattutto se si considera che il consumo di prodotti tessili nostrano è piuttosto elevato (circa 14 kg a persona in un anno).
Se incentivata la raccolta potrebbe arrivare facilmente a 5-6 kg l'anno a persona riducendo sensibilmente l'impatto ecologico di questi rifiuti.
E' bene quindi capire l'importanza di riciclare i vestiti dismessi il più possibile, donando alle associazioni benefiche o destinando i capi negli appositi contenitori di raccolta (attenzione controllate che tali contenitori rechino il logo e tutti i dati dell'associazione incaricata del recupero). Se vi mancano le informazioni potete contattare direttamente il vostro Comune per avere tutti i dettagli che vi servono.
La moda del riciclo ha coinvolto diverse catene di abbigliamento come H&M, Ovs, Intimissimi, Calzedonia, che negli ultimi anni hanno avviato compagne di raccolta di abiti usati.
Per le aziende si tratta anche di una strategia di marketing, visto che di solito spingono il cliente all'acquisto di merce nuova, offrendo in cambio un buono spesa.
Queste iniziative hanno il merito di sensibilizzare la clientela poco consapevole, dell'uso degli abiti usati come risorsa.
Da una indagine di Altroconsumo, risulta però che solo H&M rivela una certa trasparenza e inserisce la raccolta di indumenti usati in una strategia globale di responsabilità sociale. Per le altre società non sono stati trovati sufficienti indizi di buona condotta etica.
L'impegno etico e sociale richiede risorse, che non tutte le aziende sono in grado di garantire. Un segnale positivo è la collaborazione con I:CO, un'organizzazione che si occupa della raccolta di abiti usati in tutto il mondo.
E voi? come vi comportate con gli abiti dismessi?
Dipende, in genere porto gli abiti usati in buone condizioni alla Caritas della chiesa, oppure periodicamente passano dei camion di gente che li raccoglie per poi rivenderli come capi di seconda mano...
RispondiEliminaMaira
Benissimo così sai che saranno utili in qualche altro modo!
EliminaSte
Ciao Ste!! Bell'articolo come sempre, brava ! Non molte persone sanno per esempio che in Nord Europa ci sono negozi che sono chiamati "charity shop", ovvero dei negozi dove si può donare tutto quello che è ancora in ottimo stato, quindi da cose per la casa a vestiti a libri a cose anche introvabili altrove, che saranno poi rivendute a prezzi stracciatissimi. Da noi invece si porta la propria roba ormai in disuso in un negozio o mercatino di seconda mano per la quale ci verrà data la metà della cifra stabilita per la vendita. Non sono molto d'accordo con questa cosa, perché ho notato che a causa di queste regole, in Italia le cose di seconda mano costano tantissimo rispetto all'estero, a parità di qualità e condizioni.
RispondiEliminaQuando vivevo in Irlanda donavo spesso capi che non mettevo più e anche libri che non potevo più tenere per motivi di spazio, e prima di tornare in Italia ho donato moltissime cose. Adesso riciclo capi smessi non più indossabili, laddove possibile facendone altri oggetti tipo borsellini, sacchetti, stracci per la polvere, o regalando quelli ancora in ottimo stato a persone che conosco e che sono in difficoltà economiche o alla parrocchia.
Ciao e a presto !!
Anna-Profumo di Iris
Grazie mille per le cose che hai scritto! non sapevo di questi charity shop, che bella iniziativa. Condivido quello che dici anche riguardo ai negozi di seconda mano presenti in Italia. MI è capitato un paio di volte di "vendere" qualche oggetto...l'ultima volta non sono neppure passata a ritirare la somma che mi spettava...e poi ho smesso del tutto...Diciamo che ho smesso di comprare oggetti inutili, e devo dire che aiuta molto a non riempire casa...ihihi... i libri quando non mi interessano più li dono in biblioteca, tutto il resto prima di buttarlo vedo se puo' avere nuova vita inventando oppure lo regalo ad amici...
RispondiEliminaSte
Ciao Ste! Brava, sensibilizzare sempre sul non spreco oramai è un dovere!
RispondiEliminaIo gli abiti che non utilizzo li riutilizzo in casa, diventano stracci o altro perchè li utilizziamo sempre fino al limite.
Un saluto da Roby
Ciao, ho scoperto un modo veramente divertente di scambiare gli abiti una quindicina di giorni fa. https://www.facebook.com/nonlomettolobaratto Ho trovato perfino la mia taglia e capi firmati. Il metodo è veramente efficace e andrebbe diffuso in ogni comune. Eppoi ci sono gli swap party, spassosissimi e shopping a costo zero. In questo modo la donazione arriva senza impegno anche a chi mi vive accanto e necessita senza palesarlo. =) lisa
RispondiEliminaGrazie mille per tutte queste dritte!!!!!!!!!!!!!! adesso vado ad informarmi meglio!
RispondiEliminaSte
Sono tutte furberie, se io dono, voglio che sia donato, invece la merce donata, la trovi in vendita sui mercatini del usato, questo sistema fa una concorrenza sleale, quanto spietata alla persona che per necessità deve vendere un suo articolo, il prezzo lo impongono queste associazioni, che invece di dare ciò che ricevono, prefetiscono fare cassa, vendendo gli articoli ricevuti, un bisnes.
RispondiEliminacerto non discuto che nella moltitudine c'è anche qualcuno che fa il furbetto...ma non credo che tutti siano così....Credo che ancora esistano persone che abbiano sani principi e valori...
RispondiEliminaSte
bel post!!
RispondiEliminaIo creo nuovi vestiti con i vestiti usati, ho appena fatto una tenda con stracci:
https://scontent-b-vie.xx.fbcdn.net/hphotos-xpa1/t1.0-9/10502463_10152198317563093_710642095945685156_n.jpg
Da me c'è il negozio della caritas, io prendo molte cose li, e in più offro le mie creazioni in cambio di "materiale"