sabato, maggio 25

Io non sono perfetta ..e nemmeno tu lo sei



Questo articolo nasce da una serie di eventi che sono accaduti nella mia vita e da comportamenti che ho osservato in me stessa e nelle persone che mi circondano.

 

Tutto questo mi ha portato a concludere che il "giudicare" gli altri è una prassi consolidata e onnipresente in ogni ambito nella nostra vita.

 

Negli ultimi anni ho liberato e riorganizzato la mia casa per renderla un ambiente accogliente e rilassante.

A questa operazione, e probabilmente non a caso, è stata affiancata anche un'importante opera di pulizia profonda tra le mie "frequentazioni" ed amicizie o presunte tali.

 

Senza stare ad annoiarvi con i dettagli, diciamo che mi sono accorta che alcune persone che frequentavo non mi "facevano stare bene", il loro continuo atteggiamento di critica nei confronti degli altri, l'egocentrismo che arrivava a sfiorare la cattiveria erano arrivati ad un livello tale che non mi era più possibile sopportarli.

 

Semplicemente mi sono allontanata da queste persone, senza litigi, senza drammi. Se posso evitare lo scontro lo faccio perché preferisco lasciare spazio al dialogo anche se acceso, ma è anche vero che non è sempre possibile dare delle spiegazioni senza ferire l'altro.

Quindi a volte il silenzio è la soluzione migliore o comunque anche se non lo è, io ho scelto questa via giusta o sbagliata che sia.

 

Non mi piace chiudere con le persone, il bianco o il nero, preferisco dove è possibile lasciare sempre le porte aperte per rapporti che comunque restano civili.

Mi sono insopportabili i musi, la negazione totale della parola persino del saluto. Come esseri umani credo che questo comportamento si collochi ad un alto livello di inciviltà.

 

Se mi allontano da una persona perchè alcuni suoi comportamenti mi infastidiscono oltre misura, questo non significa che la odio o che voglia escluderla dalla mia vita soprattutto se si tratta di rapporti di vecchia data.

Per me non c'e' o amicizia o niente, o odio o amore. C'è che questa persona (così come altre) che nella mia vita occupava una certa posizione, a cui dedicavo del tempo, ora ne occupa un'altra, perché ho ritenuto di dover mettere della distanza fra noi fisica e quindi anche emotiva.

 

Se qualche suo comportamento mi ha fatto arrabbiare oltre misura, poi la rabbia sbollisce, non resto rancorosa per cui il rapporto, che non sarà comunque mai più come prima, resta civile.

Se dovessi scontrarmi o chiudere i rapporti con tutte le persone che mi "fanno arrabbiare" o che mettono in atto comportamenti poco "gentili" nei miei confronti, sarebbe un disastro. E di certo anche io in alcuni atteggiamenti posso risultare per alcune persone irritante, fastidiosa, brusca e chi ne ha più ne metta.

Insomma, gli altri non sono perfetti ma neppure io lo sono!

Tornando al giudizio, ultimamente come mi muovo sono critiche. Se mi comporto in un modo sono critiche da parte di alcuni, in un altro da parte di altri, insomma non se ne esce più; ma perché giudichiamo tutti così tanto?


Cosa c'e' alla base del giudizio?




E' allora ho iniziato a farmi delle domande sui giudizi espressi dagli altri e soprattutto su quelli che sono io ad emettere; eh sì non sono di certo immune da questa pratica.

Mi sono accorta che, alla base del giudizio, c'e' una convinzione che ci porta a ripetere “io non mi comporterei mai così” accentuando in questo modo la gravità del “peccato” altrui e mettendo noi su un piedistallo di superiorità.
Certo siamo portati a credere che quelli che consideriamo gli errori dell'altro siano intollerabili e che invece i nostri siano solo delle inezie, oppure siano in qualche modo giustificati (un'infanzia difficile, un periodo down etc), non ci accorgiamo però di essere ingiusti: è perfettamente normale che ognuno di noi commetta i propri errori, sarebbe strano se le cose non andassero così.

Il fatto è che nessuno ha ragione così come tutti hanno ragione.

Non esiste solo la “nostra” verità ma molteplici visioni; la persona intelligente lo sa e ne tiene conto, quella testarda e irriflessiva no.
Ognuno di noi è convinto della verità delle proprie opinioni così che il dialogo diventa davvero difficile e va avanti come tra sordi. 

Consideriamo anche che spesso si rimane attaccati alle proprie opinioni in assoluta buona fede, non dobbiamo sempre vedere “cattiveria” nell'altro, altrimenti ritorniamo alla solita dicotomia improduttiva e superficiale del buono e del cattivo, del giusto e dell'ingiusto etc.

Oscar Wilde diceva: le cose peggiori sono sempre state fatte con le migliori intenzioni.


Cosa possiamo fare per essere meno giudicanti e critici?




Noi tutti siamo capaci di pensare per intere giornate cose di questo tenore:
“ciò che lui/lei ha fatto non è giusto, non è corretto, non è una buona cosa...etc”.

Infatti, nel mondo regna l'incomprensione, lo vediamo ovunque nella realtà quotidiana che viviamo, sui social, sui mass media e questo crea sofferenza.
Ma il fine dell'uomo che possa definirsi tale, non è quello di diventare sempre più amante e quindi inclusivo?
E quello che giudichiamo non possiamo né comprenderlo né accoglierlo!

E' il nostro ego che ci porta  ad affermare cosa è giusto, cosa sbagliato, cosa e vero e cosa è bene e naturalmente tutti gli altri sono nell'errore. Ma in questo modo gli altri non possiamo comprenderli né oggi né mai e non ci resta che la guerra ad ogni livello.

Aranaud Desjardins afferma che:

 “più si comprende più si è felici, più si include e meno si è offesi, scherniti, frustrati, sconvolti e limitati, meno si include e più si è offesi e più si sentono il mondo e gli altri che ci toccano, ci colpiscono, ci fanno male."

Ciò che possiamo fare è immergerci nelle ideologie dell'altra persona, tirare fuori la parte di verità che contiene e offrire a nostra volta la nostra parte di verità, per arrivare ad un accordo che non vede nessun vincitore e nessun perdente, ma che ci permette di trarre conclusioni utili ad assumere una posizione condivisa di fronte alla realtà dei fatti.
Allora scompariranno le emozioni che ci fanno agire per istinto e appariranno i sentimenti, ovvero l'amore, la comprensione, la compassione; si diventerà adulti nel senso più completo del termine.

Tutto ciò è difficilissimo, sono belle parole ma quando dalla teoria si passa alla pratica allora tutto si fa complicato.

E' che troppo spesso tendiamo a semplificare, a giudicare senza conoscere i fatti, ci limitiamo a seguire l'onda dei pregiudizi e ciò che ci interessa è individuare il cattivo (così noi ci sentiamo tanto buoni) contro il quale sfogare la nostra frustrazione.
Se ci interessa cercare il dialogo, andare incontro all'altro dobbiamo mettere da parte l'istinto che ci vuole sempre in guerra per affermare le nostre ragioni, le nostre verità, perché la realtà è molto più complessa di quello che ci appare soprattutto se non vogliamo sporcarci le mani per conoscerla.

Il lavoro da fare quindi è sempre e solo con noi stessi, questo è il mio pensiero.

E voi, cosa ne pensate?

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11 commenti:

  1. Ciao Stefania, con questo post è come se avessi letto nei miei pensieri... Sottoscrivo tutto quello che dici!Sono sempre stata, per istinto e per educazione, una persona tollerante, ma ultimamente lo sto diventando per scelta. La vita mi ha fatto capire benissimo che se, su tante cose ho fatto le scelte giuste , in altre ho sbagliato alla grande; per questo non giudico nessuno, ma casomai osservo per vedere se dalle scelte buone o cattive degli altri posso imparare qualcosa.E, come te, mi allontano da chi mi "intossica" con il suo modo di fare, da chi mi delude e da chi mi impoverisce; ma lo faccio senza scene , senza recriminazioni, pensando che non io non sono una persona ne superiore, ne inferiore ma semplicemente diversa. Buona serata da Carla

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  2. Carissima Carla grazie per questa tua sincera e aperta condivisione.
    Mi piace molto quandoo affermi di non sentirti né inferiore né superiore ma diversa, anche io provo la stessa sensazione. Ho solo voglia di trascorrere il mio tempo con chi mi fa stare bene, con chi sa ascoltare e con coloro con i quali è possibile avere uno scambio aperto che lascia spazio anche ai punti di vista diversi rispettandoli. Un caro saluto.

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  3. Penso che il giudizio sia inevitabile, farci un'idea delle persone e degli eventi di cui abbiamo esperienza ci aiuta ad orientarci nel mondo. Secondo me il problema è che spesso usiamo il giudizio sugli altri come un'arma contro gli stessi.
    Ognuno di noi ha pregi e difetti, ma ognuno di noi cambia nella vita e non è giusto etichettare le persone in maniera indelebile, è necessario avere misericordia per gli altri, come per noi stessi, occorre andare alla radice dei comportamenti. Con il passare del tempo comprendiamo meglio noi stessi e anche gli altri. É normale perdere per strada persone con cui non condividiamo valori e modi di vivere, è importante però avere uno sguardo tollerante e un atteggiamento comprensivo nei confronti di tutti, noi, in fondo, siamo gli altri, non possiamo dirci immuni da nulla. Ho 47 anni, ho visto e pagato le scorrettezze di tante persone, credo di non averne fatte, o almeno ho fatto di tutto per non farne, spero che la vita con me sia clemente, spero di non dovermi mai vergognare per qualche torto commesso e spero di essere circondata da persone che mi vogliono bene e, soprattutto, spero che gli altri mi guardino con occhi comprensivi. Un bacio

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    1. Grazie per questa bellissima condivisione. Credo che mettere in discussione noi stessi sia un fondamentale gesto di apertura verso l' altro. Se lo facessimo tutti allora saremmo meno inclini al giudizio/critica negativa e più orientati alla comprensione ed al dialogo comprensivo . 😘

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  4. Ciao Stefania e un saluto a tutte le persone che ti seguono.Credo di non avere nessun diritto di esprimere un giudizio verso qualcuno ,chi sono io per fare questo.Ognuno di noi ha la propria vita ,come posso sapere com'è la vita degli altri, infinite sofferenze, infinite solitudini in un mondo oggi individualista dove a ben pochi interessano gli altri.Abbiamo perso la comunità ,la condivisione ,usiamo poco la tolleranza ,la compassione ma soprattutto l'empatia.Quando diciamo a qualcuno capisco la tua sofferenza siamo sicuri di capire a fondo quello che provano se non abbiamo provato in prima persona quella situazione.Ecco che scatta subito il consiglio che a noi sembra giusto ma che in realtà non essendo un problema nostro è facile dare.Dovremmo imparare ad usare di più le orecchie che la bocca, sapere ascoltare non è cosa facile e questo mondo ne ha veramente bisogno.Ti saluto con un abbraccio.Floriana

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    1. Ciao Floriana, condivido ogni parola. Da qualche parte ho letto che c'è un motivo per cui abbiamo una sola bocca (per parlare) e ben 2 orecchie (per ascoltare). Ma tutti parliamo troppo e ascoltiamo troppo poco.😔

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  5. Sono d'accordo. Mi dispiace e fa male che tante volte le persone giudichino senza conoscere e non moderino i propri toni, credendo di essere nel giusto con la loro superficialità. E' un punto che mi è apparso alcune volte ultimamente da persone più o meno vicine da cui non so se prendere le distanze, perchè è un cozzare continuo e non me la sento di accendere discussioni su questi atteggiamenti, rischiando poi di apparire io come quella in torto. Quindi cercherò di concentrarmi su altre frequentazioni e su quel che posso fare io. Cerco di non essere giudicante e di comprendere l'altro, nel mio, ma credo al contempo che non tutti siamo sempre compatibili e che bisogna accettare anche questo. Sul non chiudere i rapporti del tutto ho fatto progressi, un saluto e una chiacchiera non li nego. E sto meglio. Viviamo in sottili equilibri interni ed esterni da modulare per stare in armonia :) buona domenica.

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    1. Grazie mille Frera per il tuo commento . In effetti non sempre si hanno le energie per sostenere scontri e discussioni e siccome, come dici giustamente tu, non tutti siamo compatibili a volta può essere meglio allontanarsi in modo civile.

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  6. Grazie per questa riflessione così intima Stefania. Hai ragione il percorso è "semplicemente" personale. Io ho lavorato molto per imparare a non giudicare gli altri, l'ho dovuto fare visto il lavoro che faccio. A me ha aiutato un versetto del Vangelo (ma non ricordo quale) che dice: si può giudicare un'azione ma no una persona. Possiamo considerare riprovevole un'azione ma non giudicare la persona che l'ha compiuta, non per le attenuanti ma perché non spetta a noi farlo.
    Viola

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    1. Grazie Viola 🙏. Hai ragione possiamo non condividere un' azione ma non per questo la persona che l'ha compiuta è da condannare, anche perché ciascuno di noi è fatto di luci ed ombre. Poi chiaramente si sceglie di avere più vicino persone con le quali stiamo bene ma questa è un' altra storia..grazie di cuore per le tue parole.

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  7. Valeria che bella parola hai usato : il perdono. Io la penso come te, se le persone ti feriscono o non ti senti più in linea con loro non è necessario ferire a nostra volta o rompere i rapporti ma mettere solo un po' di distanza, evitando come fai tu le confidenze e preferendo chiacchiere più superficiali. Grazie per il tuo messaggio. Un abbraccio.

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La Magia è credere in se stessi: se riusciamo a farlo, allora possiamo far accadere qualsiasi cosa. (Goethe)