Qualche tempo fa sul mio profilo instagram (clicca QUI per visitare il mio profilo) ho realizzato un sondaggio per capire in che misura le persone dedicano tempo a loro stesse; prendersi momenti per sè è infatti uno dei passi fondamentali sulla strada verso la felicità.
Eppure l'esito del sondaggio è stato questo:
- il 20% delle persone ha risposto che dedica tempo a sè regolarmente
- il 26% non dedica MAI tempo a sè
- il 54% ha risposto che ne dedica troppo poco
Solo il 20% delle persone dedica regolarmente tempo ai propri hobby, alle attività che ama, al rilassamento, alla cura di sè.
La prima domanda che mi sono posta di fronte a questi risultati è :
perchè così tante persone non dedicano tempo a loro stesse?
Nel suo libro "Contro il sacrificio" M. Recalcati dipinge la rinuncia alla cura di sè, come una forma di rifiuto della vita. Il "sacrificarsi", per la famiglia, i figli, i parenti, gli amici, il lavoro etc...assume la veste di VALORE MORALE.
Quanto più ti sacrifichi, rinunci a te stesso per "gli altri", tanto più HAI VALORE come persona.
E allora, sostiene Recalcati, il sacrificio diventa una forma di godimento anche se, in qualche modo ci fa del male.
Spesso questa dedizione diventa un gioco al massacro, perchè ci lascia, frustrati, stanchi, talvolta arrabbiati, nervosi, privi di energie.
L'altra faccia della medaglia è rappresentata dal fatto che, a fronte di tali rinunce, ci aspettiamo dagli altri una forma di risarcimento. Se questo non avviene allora ci sentiamo poco amati, non riconosciuti, non adeguatamente apprezzati e si innesca così un circolo vizioso di emozioni negative che finiscono per avere conseguenze sulla qualità delle nostre relazioni.
Cosa ha a che fare tutto questo con la felicità?
Mettere da parte noi stessi, i nostri desideri ed aspirazioni, significa seguire la legge del Dovere, rinunciare alla vita e quindi alla felicità.
La vita si esprime attraverso i desideri che coltiviamo, si manifesta nello scoprire chi siamo e cosa ci fa stare bene, nello scoprire cosa alimenta il nostro benessere fisico e psicologico, vita è aprirsi agli altri, allo scambio, alla creatività.
La ricerca della felicità ha a che fare con il porsi domande; cosa desideriamo, cosa ci piace, cosa ci fa stare bene. Certo è necessario mettere in discussione le proprie abitudini, i propri schemi che, pur complicandoci la vita, al contempo ci fanno sentire al sicuro. Le nostre routine quotidiane, il nostro riempirci di mille impegni ed attività spesso diventano una via di fuga, un modo per evitare di dare risposta a quelle domande che restano così nascoste nel nostro inconscio.
D'altronde, una delle più grandi paure dell'uomo è quella della libertà. E la libertà di scegliere come vivere la nostra vita, a cosa dare la priorità è nostra responsabilità.
Questo fa paura, tremendamente paura.
Così, spesso preferiamo nascondere la testa sotto la sabbia ed andare avanti senza interrogarci, accontentandoci di poche briciole di vita, di una normalità priva di gioia che oramai diamo per scontata.
Crediamo di essere vivi e invece siamo fermi nella sala d'attesa della vita.
Il grande inganno
Una componente fondamentale della nostra felicità sono le relazioni. I rapporti con gli altri condizionano enormemente la qualità della nostra vita.
Se non dedichiamo sufficiente tempo a noi stesse per ripristinare le energie fisiche e psicologiche, se non ci apriamo a nuove esperienze, opportunità, incontri, finiremo per impoverirci sempre di più, tanto da non avere più nulla da dare a chi ci sta accanto.
La cura di noi stesse è quindi fondamentale se desideriamo essere di supporto e di aiuto agli altri. Allora si avrà qualcosa da donare e si potrà godere in modo autentico del "fare per l'altro". Ciò che prima vivevamo come "dovere" si trasforma così in piacere e gratificazione; un vero balsamo per l'anima.
Il dovere è faticoso solo se lo sentiamo come imposto dall'esterno; d'altronde la nostra cultura è orientata al sacrificio, soprattutto noi donne restiamo incastrate all'interno di un modello in cui è la mamma, la compagna, la figlia che "si deve sacrificare", a cui è richiesta la massima prestazione in ogni ambito della vita, dal lavoro, alla famiglia, alla gestione della casa.
Ma ciò è vero solo se noi lo crediamo vero e ci adattiamo al modello proposto senza metterlo in discussione.
Prenderci cura di noi stesse, dedicarci del tempo NON è egoismo, ma al contrario è la premessa, la condizione senza la quale donare agli altri "con il cuore" non è possibile.
E' necessario quindi sapere DIRE DI NO alle istanze interne ed esterne che ci portano a rinunciare alla nostra ricchezza individuale. Non possiamo fare tutto, esserci per tutti sempre e comunque. Prendiamo contatto con i nostri limiti e con una grande verità: solo attraverso l'amore di sè si giunge all'amore per gli altri.
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